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di PARIDE LEPORACE

VOLANO stracci nella politica lucana e di nuova giunta neanche a parlarne. Si vedrà. In compenso gli amministratori si occupano di questioni all’ordine del giorno. L’assessore in carica Restaino, non ha dato spiegazioni sulla procura parallela, ma ha annunciato un protocollo d’intesa con la Cassa depositi e prestiti che consentirà, speriamo a breve, di sottoscrivere prestiti a basso tasso d’interesse a favore delle piccole e medie aziende lucane con partnership tra la Regione e una banca. Le agevolazioni crescono se l’investimento riguarda la ricerca. Il presidente De Filippo ha invece partecipato ad un serio convegno della Cgil a Napoli su “su “Crisi: credito, legalità e occupazione – un altro Mezzogiorno è possibile”. Il discorso del governatore è stato molto articolato e la sintesi, per chi non l’ha letta, è consultabile sulla puntualissima Basilicatanet. Un De Filippo molto in cattedra ha ammonito il sistema bancario concludendo il suo discorso affermando: «O il sistema del credito, qui nel Mezzogiorno accetta di essere parte di un sistema più complessivo e accetta di fare la propria parte per il rilancio del Sud e del Paese, o sarà più difficile realizzare lo sviluppo e sottrarsi al giogo dell’illegalità creando una situazione negativa che sconteremo tutti, a partire dalle banche».
Non vorrei essere troppo polemico. Ma la preoccupazione al giorno d’oggi del cittadino è che le banche collassino e che i piccoli risparmiatori perdano il proprio risparmio. Non è tempo di slogan. Ma di stare ai fatti. Capisco che non è il massimo autocitarsi. Ma l’argomento m’impone di ricordare al presidente una nostra denuncia specifica rimasta lettera morta e ignorata dalla politica lucana. Il 2 novembre scorso davamo ampio conto di un’operazione volontaria di scambio (OPS) tra le azioni della BPER e quelle possedute dai soci di minoranza di sette banche appartenenti al medesimo gruppo bancario, tra cui la “nostra” Banca popolare del Mezzogiorno. La Bpmezz è oggi la banca lucana per antonomasia.
In quella occasione sollevavamo vari dubbi e perplessità sulle caratteristiche dell’operazione e soprattutto sul valore del concambio (100 azioni della BPMezzogiorno per riceverne in cambio 87 ). Ci aspettavamo una qualche replica o precisazione, peraltro da noi espressamente sollecitata alle relazioni esterne della banca crotonese, ma sia la controllata che la controllante BPER si sono astenute dal farlo. Ai lettori e al presidente De Filippo, che a così a cuore i problemi del credito, la valutazione di un atteggiamento che a nostro parere confligge con la necessita’ di trasparenza in operazioni così delicate e importanti ( la trasparenza delle parole chiare, non quella formale delle tonnellate di documenti scritti in stile tecnocratico per addetti ai lavori, pubblicate nei siti internet).
Operazione delicata e importante, perché riguarda circa 20000 soci di minoranza, che detengono circa piu’ del 35 per cento della banca , in massima parte lucani e calabresi.
Immaginiamo che molti di questi soci non siano più giovanissimi o che comunque non siano sorretti da cognizioni professionali in grado di comprendere appieno i complicati tecnicismi dell’operazione. A questo proposito ci piacerebbe sapere cosa stanno facendo la Consob e la Banca d’Italia (quest’ultima peraltro – come già segnalato – presente in queste settimane in BPMezzogiorno in ispezione) per tutelare in maniera sostanziale i diritti delle minoranze, per definizione deboli e per ciò stesso meritevoli di particolare attenzione.
Le stesse pubbliche istituzioni, la Regione per prima, dovrebbero poi vigilare sulla pressante azione posta in atto dalla stessa banca attraverso la sua rete commerciale che in queste settimane vede ad oggetto gli stessi soci di minoranza, proprio allo scopo di “convincerli” ad aderire all’OPS, senza fornire dettagli, ma semplicemente sbandierando una presunta “convenienza” dell’operazione.
Convenienza veramente tutta da dimostrare, considerando come ci ha spiegato qualche espero che le azioni della BPER sono oggi quotate 4,59 euro e che quindi, in ragione del rapporto di scambio, le azioni della BPMezzogiorno sono valutate intorno ai 3,9 euro! (dati desunti dal sito di Borsa Italiana alla chiusura di venerdì 25 novembre 2011).
Valore quest’ultimo enormemente inferiore al semplice valore patrimoniale delle quote della banca meridionale.
Non crediamo che la campagna in corso per la raccolta delle adesioni sia legittima, in quanto configurabile come sollecitazione di un’operazione che – in quanto volontaria -dovrebbe essere lasciata al libero apprezzamento di ciascun socio, per cui ci aspettiamo che chi e’ preposto ai controlli e piu’ in generale alla tutela della legge si muova di conseguenza.
Alla luce degli attuali andamenti borsistici, che hanno drasticamente ridotto il valore delle azioni BPER, sarebbe stato lecito aspettarsi un diverso atteggiamento da parte della Popolare modenese: l’operazione si sarebbe potuta (e dovuta) sospendere, rivedere nei valori di scambio o annullare. Nulla di tutto cio’: si va avanti, evidentemente considerando che oggi e’ ancora piu’ conveniente assorbire quote azionarie di banche non quotate e quindi caratterizzate da valori piu’ stabili. Ciò senza dire della drammatica necessita’ che BPER ha di rafforzare i suoi profili patrimoniali, meglio ancora se evitando di andare a ricercare capitali sul mercato (come sta facendo in queste settimane ad esempio la Banca popolare di Milano), ma semplicemente scambiando azioni, peraltro a condizioni particolarmente convenienti per se’ (a proposito della situazione della BPER, e’ di venerdì scorso un comunicato stampa con il quale si da’ notizia che la nota Agenzia di rating FITCH ha abbassato il rating della banca modenese ).
Nel frattempo, in un comunicato stampa presente nei siti del gruppo, si riferisce pomposamente che nelle prime settimane dell’operazione (che e’ partita lo scorso 7 novembre e avra’ termine il prossimo 21 dicembre), la Banca popolare del Mezzogiorno ha gia’ acquisito oltre il 60 per cento delle adesioni, seconda solo alla Banca della Campania, altra azienda del gruppo che partecipa all’OPS. Peccato che altre realtà del gruppo stiano reagendo in maniera molto piu’ tiepida, forse perché più consapevoli di quello che sta accadendo: la Banca popolare di Ravenna – ad esempio – ha sinora registrato adesioni solo per un modesto 3,2 per cento (comunicato stampa riferito al periodo che va dal 7 novembre 2011, avvio dell’operazione, al 25 novembre 2011).
Evidentemente si è voluta concentrare la massima pressione sulle “colonie” meridionali, forse perché si considerano le minoranze di quelle banche meno avvertite e piu’ condizionabili con buona pace dei discorsi roboanti del nostro governatore.
Le prossime settimane saranno cruciali per l’operazione, più sul versante dei controlli e delle verifiche che su quello delle adesioni, più o meno “spontanee”. Sarebbe ad esempio interessante sapere se risponde al vero una notizia che da qualche tempo sta circolando e che vorrebbe che alcuni soci della Banca popolare del Mezzogiorno siano riusciti a vendere le proprie azioni prima della partenza dell’OPS a prezzi intorno agli 8 euro (e quindi a più del doppio rispetto ai valori attuali). Se confermato, questo sarebbe un accadimento molto grave, sia sotto il profilo etico, che per le sue rilevanze penali.
Al presidente De Filippo non mancano collaboratori ed esperti che possano vagliare le nostre notizie in modo da adottare iniziative a difesa dei piccoli risparmiatori lucani.

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