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REGGIO CALABRIA – Il presidente della Regione finisce sotto processo per aver dato del «balordo» a un imprenditore reggino durante una conferenza stampa. A denunciarlo per diffamazione era stato Franco Labate, finito nelle intercettazioni telefoniche riportate nelle carte dell’inchiesta Meta condotta a Reggio Calabria. Secondo i ragionamentifatti dall’uomo, la cosca De Stefano, grazie all’operato dei “colletti bianchi” Giorgio De Stefano e Paolo Romeo, pregiudicato per concorso esterno in associazione mafiosa, si sarebbe accaparrata circa otto miliardi di vecchie lire, per il rifacimento dell’asfalto delle strade del comune reggino.

In una successiva conferenza stampa, indetta da Scopelliti per replicare al colonnello dei carabinieri Valerio Giardina e alle sue dichiarazioni sui ritardi nello sgombero del palazzo occupato dal clan Condello, il governatore tornò sulle dichiarazioni di Labate, affermando che che non si poteva dare credito all’uomo e a ciò che affermava. E pronunciò l’appellativo che ora gli è valso il rinvio a giudizio per diffamazione.

Secondo quanto riferisce l’avvocato Francesco Comi, legale di Labate, riferendosi all’imprenditore Labate il governatore commentava «andate a vedere chi sono le persone che si sono permesse di coinvolgere mio fratello». Comi proponeva quindi articolata denuncia-querela «atteso che secondo il vocabolario ‘Devoto’ tale dispregiativo termine è associato a ‘tardo di mente’, ‘tonto’, ‘stupido’, ‘strampalato’».

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