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DIRE che con l’addio di Pietro Ciucci finisce un epoca non è troppo. Dei suoi sessantacinque anni, il presidente, amministratore delegato, consigliere, direttore generale, in Anas ne ha passati quarantacinque dove ha iniziato a lavorare nel 1969. 

La legge Madia del 2014 ha sancito che i pensionati non possono essere dirigenti pubblici, ma quelli che sono in carica possono portare a termine il loro mandato: Ciucci quindi avrebbe potuto restare alla guida di Anas fino al maggio del 2016.

Negli anni Novanta Ciucci è all’Iri, di cui è direttore generale dal 1996. Sempre dal 1996 è direttore generale dell’Anas e lo rimarrà fino all’estate del 2013 quando andrà in pensione. Dal 2000 al 2002 fa parte del collegio dei liquidatori dell’Iri, rimanendone sempre direttore generale.

Dal 2002 viene nominato amministratore delegato della Società Stretto di Messina. Per conto del Governo segue fino al 2013, anno in cui la società viene messa in liquidazione, la progettazione, il piano finanziario, l’avvio e completamento delle gare internazionali, la sottoscrizione dei contratti con il General Contractor, il Project Management, il Monitore Ambientale e il Broker Assicurativo, per un opera che non si fa, ma sulla quale Ciucci non cede le armi facilmente: solo nel maggio del 2013 tornava a sottolineare come il Ponte fosse strettamente necessario per il completamento del corridoio europeo da Napoli verso la Sicilia.

Nel frattempo dal 2006 è nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Anas e nel 2011 è diventato anche Amministratore Unico, nel 2013 gli sono state conferite le funzioni di amministratore delegato e di presidente dell’Anas. Sempre lo stesso anno va in pensione come direttore generale dell’Anas ma, da pensionato, rimane ai vertici.

Dal 2004 è anche presidente della commissione collaudo del Mose. Fra i suoi molti incarichi anche quello di consigliere della Banca Commerciale Italiana, del Credito Italiano, della Stet, di Aeroporti di Roma, di Autostrade, di Finmeccanica e della Sme.

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