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POTENZA -«Chiedo scusa ai dipendenti dell’Arpab. Oggi ho sofferto al pensiero che siano additati come dei fannulloni per colpa mia. Non è vero a parte per una decina di cretini protetti da politica e sindacati. Quando non sono loro stessi sindacalisti».    
Il giorno dopo la pubblicazione del “fuori onda” del Corriere della Sera sul funzionamento dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente il direttore generale Raffaele Vita è al lavoro come sempre. L’unico ancora in ufficio alle 9 di sera assieme al nuovo direttore amministrativo. Sul sito internet del quotidiano di via Solferino impazza la registrazione in cui se la prende con alcune teste di c**** che passano le giornate a scaricare film dal computer. In più spiega di aver provato a motivarne qualcuno facendo appello alla sua autostima e alla dignità compromessa dagli ozi quotidiani. Ma per tutta risposta si sarebbe beccato un’intimidazione in piena regola del tipo: «Passi per questa volta e non ti permettere mai più».
Direttore, allora cos’è cambiato rispetto a due anni fa, quando i carabinieri hanno scoperto  personale dell’Agenzia che andava a prendere le camicie in lavanderia?
«Non può passare un messaggio del genere. Cinque mesi fa si è presentato questo giornalista del Corriere della Sera. Abbiamo parlato a lungo e a viso aperto di tutta una serie di questioni. Poi esce fuori questo servizio e scopro che di tutto quello che ci siamo detti ha estrapolato due frasi peraltro in maniera incompleta. Se quella frase fosse stata trasmessa integralmente il senso vero si sarebbe capito. Stavo dicendo che su cento dipendenti dell’Arpab ce ne sono 50 che non conoscono orari, lavorano con una dedizione encomiabile, sono entusiasti, sempre a disposizione, un vanto per l’amministrazione. Altri 40 sono ineccepibili ma sugli orari non sentono ragioni, com’è loro diritto. Non si discute. E poi ci sono 10 teste di c****, che anche in assoluto sono pochi di più, e si credono padroni di fare quello che vogliono. Dei cretini. Perché si sentono protetti dalla politica o dai sindacati quando non sono sindacalisti a loro volta».
E perché non prende dei provvedimenti disciplinari nei loro confronti?
«Perché non ci credo. Non credo nell’utilità di avviare dei procedimenti disciplinari, né tantomeno è una cosa che rientra nelle mie corde. Per me è stata la stessa cosa all’Ater Potenza. In tutte le amministrazioni ci sono personaggi infilati in vario modo da potentati vari, intendo sempre politica e sindacati. Quando io me li trovo davanti preferisco che se ne stiano chiusi nei loro uffici piuttosto che in giro a fare danni e glielo dico chiaro e tondo. Loro se ne stanno lì e meno si fanno vedere meglio è. Tant’è vero che ho revocato tutti i procedimenti già avviati dal mio predecessore Vincenzo Sigillito».
Ma che qualcuno si scarichi i film dal computer dell’ufficio rende l’idea di una rilassatezza forse un po’ eccessiva, non trova?
«Che non esiste. Sia chiaro che si parla di uno sfogo in cui ho riportato poco un sospetto non un dato di fatto. Intanto negli ultimi due anni abbiamo portato le spese di rappresentanza dall’Agenzia da più di 20mila euro a 500, e i risultati raggiunti sono a disposizione di tutti. Quando sono arrivato qui Eni non ci rispondeva nemmeno al telefono ora invece abbiamo quasi un filo diretto. Se si può parlare dei superamenti delle soglie di contaminazione dell’aria in Val d’Agri o attorno alla Sider qui nel capoluogo è grazie alle centraline che abbiamo attivato. I dati sono accessibili a tutti. Su Fenice stiamo conducendo una conferenza di servizi in cui dopo un’iniziale diffidenza si sta convenendo sulle nostre posizioni. E’ da tempo che diciamo per esempio che Fenice deve iniziare a bonificare. Tutto il resto viene dopo. Inizi a bonificare costi quel che costi siano pure milioni di euro. Poi quando avrà rimosso tutto quello che c’è lì sotto monitoreremo di nuovo la situazione per vedere cosa succede. Pensiamo pure alle autorizzazioni integrate ambientali. Soltanto adesso si comincia a capire anche qui di che cosa stiamo parlando, come funzionano, qual’è il sistema di controlli e sanzioni che comportano».
Questo è quello che avrebbe voluto dire al Corsera e invece hanno tagliato?
«C’è molto di più. Come il fatto che se non bevo l’acqua del Pertusillo è perché prima va potabilizzata non per altro. Poi bisognerebbe comprendere che in Basilicata, in Italia e non solo la sensibilità sui temi ambientali è un fatto molto recente. Basterebbe fare un raffronto tra i danni prodotti negli anni scorsi dall’industria della chimica in Val Basento e quelli prodotti più di recente dal petrolio. Non c’è paragone. Ma se uno fa una ricerca può ancora trovare i comunicati stampa di quando il senatore Colombo si compiaceva della scelta del sito della Trisaia di Rotondella per la realizzazione di un impianto a tecnologia nucleare come quello dell’Enea. Oggi ci sarebbe una sollevazione popolare, ma allora si celebrava l’arrivo di 200 nuovi posti di lavoro. Era l’epoca di Bagnoli, di Porto Marghera e dell’Ilva in cui gli angoli più belli sono stati stuprati per far passo all’industria. Ecco l’Ilva è l’esempio di quello che dobbiamo fare in modo che non succeda. Questo è quello che cercavo di far capire. Anche a Viggiano. Con la consapevolezza che qui fino a dieci anni fa ci si occupava di igiene alimentare e oggi vengono maneggiati dati su un impianto dove passano decine di migliaia di barili di greggio al giorno».
POTENZA -«Chiedo scusa ai dipendenti dell’Arpab. Oggi ho sofferto al pensiero che siano additati come dei fannulloni per colpa mia. Non è vero a parte per una decina di cretini protetti da politica e sindacati. Quando non sono loro stessi sindacalisti».    
Il giorno dopo la pubblicazione del “fuori onda” del Corriere della Sera sul funzionamento dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente il direttore generale Raffaele Vita è al lavoro come sempre. L’unico ancora in ufficio alle 9 di sera assieme al nuovo direttore amministrativo. Sul sito internet del quotidiano di via Solferino impazza la registrazione in cui se la prende con alcune teste di c**** che passano le giornate a scaricare film dal computer. In più spiega di aver provato a motivarne qualcuno facendo appello alla sua autostima e alla dignità compromessa dagli ozi quotidiani. Ma per tutta risposta si sarebbe beccato un’intimidazione in piena regola del tipo: «Passi per questa volta e non ti permettere mai più».
Direttore, allora cos’è cambiato rispetto a due anni fa, quando i carabinieri hanno scoperto  personale dell’Agenzia che andava a prendere le camicie in lavanderia?
«Non può passare un messaggio del genere. Cinque mesi fa si è presentato questo giornalista del Corriere della Sera. Abbiamo parlato a lungo e a viso aperto di tutta una serie di questioni. Poi esce fuori questo servizio e scopro che di tutto quello che ci siamo detti ha estrapolato due frasi peraltro in maniera incompleta. Se quella frase fosse stata trasmessa integralmente il senso vero si sarebbe capito. Stavo dicendo che su cento dipendenti dell’Arpab ce ne sono 50 che non conoscono orari, lavorano con una dedizione encomiabile, sono entusiasti, sempre a disposizione, un vanto per l’amministrazione. Altri 40 sono ineccepibili ma sugli orari non sentono ragioni, com’è loro diritto. Non si discute. E poi ci sono 10 teste di c****, che anche in assoluto sono pochi di più, e si credono padroni di fare quello che vogliono. Dei cretini. Perché si sentono protetti dalla politica o dai sindacati quando non sono sindacalisti a loro volta».
E perché non prende dei provvedimenti disciplinari nei loro confronti?
«Perché non ci credo. Non credo nell’utilità di avviare dei procedimenti disciplinari, né tantomeno è una cosa che rientra nelle mie corde. Per me è stata la stessa cosa all’Ater Potenza. In tutte le amministrazioni ci sono personaggi infilati in vario modo da potentati vari, intendo sempre politica e sindacati. Quando io me li trovo davanti preferisco che se ne stiano chiusi nei loro uffici piuttosto che in giro a fare danni e glielo dico chiaro e tondo. Loro se ne stanno lì e meno si fanno vedere meglio è. Tant’è vero che ho revocato tutti i procedimenti già avviati dal mio predecessore Vincenzo Sigillito».
Ma che qualcuno si scarichi i film dal computer dell’ufficio rende l’idea di una rilassatezza forse un po’ eccessiva, non trova?
«Che non esiste. Sia chiaro che si parla di uno sfogo in cui ho riportato poco un sospetto non un dato di fatto. Intanto negli ultimi due anni abbiamo portato le spese di rappresentanza dall’Agenzia da più di 20mila euro a 500, e i risultati raggiunti sono a disposizione di tutti. Quando sono arrivato qui Eni non ci rispondeva nemmeno al telefono ora invece abbiamo quasi un filo diretto. Se si può parlare dei superamenti delle soglie di contaminazione dell’aria in Val d’Agri o attorno alla Sider qui nel capoluogo è grazie alle centraline che abbiamo attivato. I dati sono accessibili a tutti. Su Fenice stiamo conducendo una conferenza di servizi in cui dopo un’iniziale diffidenza si sta convenendo sulle nostre posizioni. E’ da tempo che diciamo per esempio che Fenice deve iniziare a bonificare. Tutto il resto viene dopo. Inizi a bonificare costi quel che costi siano pure milioni di euro. Poi quando avrà rimosso tutto quello che c’è lì sotto monitoreremo di nuovo la situazione per vedere cosa succede. Pensiamo pure alle autorizzazioni integrate ambientali. Soltanto adesso si comincia a capire anche qui di che cosa stiamo parlando, come funzionano, qual’è il sistema di controlli e sanzioni che comportano».
Questo è quello che avrebbe voluto dire al Corsera e invece hanno tagliato?
«C’è molto di più. Come il fatto che se non bevo l’acqua del Pertusillo è perché prima va potabilizzata non per altro. Poi bisognerebbe comprendere che in Basilicata, in Italia e non solo la sensibilità sui temi ambientali è un fatto molto recente. Basterebbe fare un raffronto tra i danni prodotti negli anni scorsi dall’industria della chimica in Val Basento e quelli prodotti più di recente dal petrolio. Non c’è paragone. Ma se uno fa una ricerca può ancora trovare i comunicati stampa di quando il senatore Colombo si compiaceva della scelta del sito della Trisaia di Rotondella per la realizzazione di un impianto a tecnologia nucleare come quello dell’Enea. Oggi ci sarebbe una sollevazione popolare, ma allora si celebrava l’arrivo di 200 nuovi posti di lavoro. Era l’epoca di Bagnoli, di Porto Marghera e dell’Ilva in cui gli angoli più belli sono stati stuprati per far passo all’industria. Ecco l’Ilva è l’esempio di quello che dobbiamo fare in modo che non succeda. Questo è quello che cercavo di far capire. Anche a Viggiano. Con la consapevolezza che qui fino a dieci anni fa ci si occupava di igiene alimentare e oggi vengono maneggiati dati su un impianto dove passano decine di migliaia di barili di greggio al giorno».
POTENZA -«Chiedo scusa ai dipendenti dell’Arpab. Oggi ho sofferto al pensiero che siano additati come dei fannulloni per colpa mia. Non è vero a parte per una decina di cretini protetti da politica e sindacati. Quando non sono loro stessi sindacalisti». 
Il giorno dopo la pubblicazione del “fuori onda” del Corriere della Sera sul funzionamento dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente il direttore generale Raffaele Vita è al lavoro come sempre. L’unico ancora in ufficio alle 9 di sera assieme al nuovo direttore amministrativo. Sul sito internet del quotidiano di via Solferino impazza la registrazione in cui se la prende con alcune teste di c**** che passano le giornate a scaricare film dal computer. In più spiega di aver provato a motivarne qualcuno facendo appello alla sua autostima e alla dignità compromessa dagli ozi quotidiani. Ma per tutta risposta si sarebbe beccato un’intimidazione in piena regola del tipo: «Passi per questa volta e non ti permettere mai più».
Direttore, allora cos’è cambiato rispetto a due anni fa, quando i carabinieri hanno scoperto  personale dell’Agenzia che andava a prendere le camicie in lavanderia?

«Non può passare un messaggio del genere. Cinque mesi fa si è presentato questo giornalista del Corriere della Sera. Abbiamo parlato a lungo e a viso aperto di tutta una serie di questioni. Poi esce fuori questo servizio e scopro che di tutto quello che ci siamo detti ha estrapolato due frasi peraltro in maniera incompleta. Se quella frase fosse stata trasmessa integralmente il senso vero si sarebbe capito. Stavo dicendo che su cento dipendenti dell’Arpab ce ne sono 50 che non conoscono orari, lavorano con una dedizione encomiabile, sono entusiasti, sempre a disposizione, un vanto per l’amministrazione. Altri 40 sono ineccepibili ma sugli orari non sentono ragioni, com’è loro diritto. Non si discute. E poi ci sono 10 teste di c****, che anche in assoluto sono pochi di più, e si credono padroni di fare quello che vogliono. Dei cretini.»
Perché si sentono protetti dalla politica o dai sindacati quando non sono sindacalisti a loro volta».E perché non prende dei provvedimenti disciplinari nei loro confronti?
«Perché non ci credo. Non credo nell’utilità di avviare dei procedimenti disciplinari, né tantomeno è una cosa che rientra nelle mie corde. Per me è stata la stessa cosa all’Ater Potenza. In tutte le amministrazioni ci sono personaggi infilati in vario modo da potentati vari, intendo sempre politica e sindacati. Quando io me li trovo davanti preferisco che se ne stiano chiusi nei loro uffici piuttosto che in giro a fare danni e glielo dico chiaro e tondo. Loro se ne stanno lì e meno si fanno vedere meglio è. Tant’è vero che ho revocato tutti i procedimenti già avviati dal mio predecessore Vincenzo Sigillito».
Ma che qualcuno si scarichi i film dal computer dell’ufficio rende l’idea di una rilassatezza forse un po’ eccessiva, non trova?

«Che non esiste. Sia chiaro che si parla di uno sfogo in cui ho riportato poco un sospetto non un dato di fatto. Intanto negli ultimi due anni abbiamo portato le spese di rappresentanza dall’Agenzia da più di 20mila euro a 500, e i risultati raggiunti sono a disposizione di tutti. Quando sono arrivato qui Eni non ci rispondeva nemmeno al telefono ora invece abbiamo quasi un filo diretto. Se si può parlare dei superamenti delle soglie di contaminazione dell’aria in Val d’Agri o attorno alla Sider qui nel capoluogo è grazie alle centraline che abbiamo attivato. I dati sono accessibili a tutti. Su Fenice stiamo conducendo una conferenza di servizi in cui dopo un’iniziale diffidenza si sta convenendo sulle nostre posizioni. E’ da tempo che diciamo per esempio che Fenice deve iniziare a bonificare. Tutto il resto viene dopo. Inizi a bonificare costi quel che costi siano pure milioni di euro. Poi quando avrà rimosso tutto quello che c’è lì sotto monitoreremo di nuovo la situazione per vedere cosa succede. Pensiamo pure alle autorizzazioni integrate ambientali. Soltanto adesso si comincia a capire anche qui di che cosa stiamo parlando, come funzionano, qual’è il sistema di controlli e sanzioni che comportano».
Questo è quello che avrebbe voluto dire al Corsera e invece hanno tagliato?
«C’è molto di più. Come il fatto che se non bevo l’acqua del Pertusillo è perché prima va potabilizzata non per altro. Poi bisognerebbe comprendere che in Basilicata, in Italia e non solo la sensibilità sui temi ambientali è un fatto molto recente. Basterebbe fare un raffronto tra i danni prodotti negli anni scorsi dall’industria della chimica in Val Basento e quelli prodotti più di recente dal petrolio. Non c’è paragone. Ma se uno fa una ricerca può ancora trovare i comunicati stampa di quando il senatore Colombo si compiaceva della scelta del sito della Trisaia di Rotondella per la realizzazione di un impianto a tecnologia nucleare come quello dell’Enea. Oggi ci sarebbe una sollevazione popolare, ma allora si celebrava l’arrivo di 200 nuovi posti di lavoro. Era l’epoca di Bagnoli, di Porto Marghera e dell’Ilva in cui gli angoli più belli sono stati stuprati per far passo all’industria. Ecco l’Ilva è l’esempio di quello che dobbiamo fare in modo che non succeda. Questo è quello che cercavo di far capire. Anche a Viggiano. Con la consapevolezza che qui fino a dieci anni fa ci si occupava di igiene alimentare e oggi vengono maneggiati dati su un impianto dove passano decine di migliaia di barili di greggio al giorno».

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