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TRA oggi e domani si terranno nella casa circondariale di Potenza gli interrogatori garanzia della donna di 51 anni, che per anni ha fatto prostituire la figlia disabile, e del pregiudicato sessantaduenne che contribuiva a procacciare clienti che senza nessuna remora pagavano per fare di quella ragazza, poco più che maggiorenne, ciò che volevano.

A mettere la parola fine ad anni e anni di abusi sessuali sono stati i carabinieri della Compagnia di Venosa, diretta dal capitano Vincenzo Varriale, che sabato hanno, dopo due anni di indagini, hanno arrestato la donna e il suo amico.

Oggi in quel comune del Lavellese dove per anni si è consumato questo dramma c’è sì sconcerto per quanto gli uomini dell’Arma hanno appurato.

Uno sconcerto che, però, deve fare necessariamente i conti con quanti comunque sapevano di quello che accadeva tra le quattro mura di quell’abitazione. Per quanto il comune della zona del Lavellese non sia proprio piccolo, infatti, c’era chi era a conoscenza di quanto accadeva e si è guardato bene dal denunciare quella che per i carabinieri è «una storia agghiacciante».

Dalle indagini, ricordiamo,  è emerso che alcune volte erano la donna e il suo amico ad accompagnare la ragazza agli appuntamenti   che  avvenivano nelle abitazioni degli uomini o nelle loro autovetture.  In altri casi è stato accertato che era solo la madre ad accompagnarla nei luoghi prestabiliti. Insomma una serie di movimenti, di via vai, che non potevano passare inosservati. Ma, purtroppo, così è stato. E se non fosse stato per i Carabinieri della compagnia di Venosa chissà per quanto altro tempo uomini senza scrupoli avrebbero continuato ad abusare di quella ragazza.

al.g.

a.giammaria@luedi.it

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