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CATANZARO – “Gli elementi probatori non sono idonei a sostenere utilmente l’accusa in giudizio”. Così dalla scena escono in quattro. In riferimento a due diversi capitoli dell’inchiesta che ruota intorno allo scandalo di Alli. Una richiesta di archiviazione a firma del sostituto procuratore, Carlo Villani, è, infatti, già approdata al vaglio del gip, che, nei prossimi giorni, sarà chiamato a pronunciarsi sulle posizioni di Stefano Gavioli (amministratore delegato Enerambiente-Enertech) e Vittorio Todaro (ex consulente presso il Comune di Catanzaro e membro del Cda dell’“Ambiente e servizi”), in merito ad una presunta corruzione legata alla gara pubblica per la scelta del socio privato di minoranza della società “Ambiente e servizi Catanzaro spa”, e di Simone Lo Piccolo (funzionario dell’Ufficio del commissario per l’emergenza ambientale) e Vitaliano Sabato (fornitore di arredi per uffici), in riferimento ad un sospetto legame tra i pagamenti da liquidare alla Enerambiente e il credito maturato da Sabato nei confronti di quest’ultima società per via di una fornitura di mobili mai pagata. 

Quattro posizioni diverse e lontane fra di loro, dunque, ma, allo stesso tempo, accomunate da quelle intercettazioni telefoniche e ambientali, che, andate avanti per oltre un anno, tassello dopo tassello avevano aiutato il magistrato a ricostruire tutti i presunti illeciti che avrebbero trasformato la discarica di Alli in una “miniera d’oro” per chi avrebbe pensato solo ad arricchirsi a spregio di ogni norma di legge. Intercettazioni che, dopo aver fatto finire sotto la lente di ingrandimento della Procura anche i quattro indagati in questione, hanno in seguito fatto scemare ogni ipotesi di reato inizialmente formulata, non essendo emersi elementi ulteriori di riscontro. Da qui la decisione del magistrato di chiudere il caso.

LA TURBATIVA D’ASTA A CATANZARO. L’imprenditore piovra, il consulente “infedele” e la gara “truccata”. Tutto era iniziato proprio da lì, da quell’intercettazione telefonica a carico di Stefano Gavioli (amministratore delegato Enerambiente-Enertech) e Vittorio Todaro (ex consulente presso il Comune di Catanzaro e membro del Cda dell’“Ambiente e servizi”), effettuata dalla Procura di Napoli e trasmessa per competenza a Catanzaro. Intercettazione che, dopo aver costituito l’incipit dell’inchiesta  sfociata nello scandalo della discarica di Alli, con arresti eccellenti e sequestri milionari di beni, non ha poi trovato i riscontri proprio alle ipotesi di reato di corruzione e turbativa d’asta formulate a carico dei due protagonisti del colloquio intercettato nel 2010 dai magistrati partenopei che, senza perdere tempo, aveva segnalato ai colleghi di Catanzaro alcune «irregolarità riscontrate in relazione al servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti solido urbani e commesse in territorio catanzarese». Il tutto, facendo leva su quel colloquio del 13 dicembre 2010 nel corso del quale Todaro comunicava a Gavioli che «erano divenuti soci» e che «è stato facile profeta, in quanto il De Vincenti non si era fatto vedere». Subito il Gavioli rispondeva che «sono fuochi di paglia. Si bruciano da soli». Neanche un mese e il pm Carlo Villani dà mandato agli uomini del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro di svolgere «ogni attività di indagine volta a individuare la gara d’appalto cui gli indagati avevano fatto riferimento, con Todaro che, a distanza di appena dieci minuti dallo scadere del termine per la presentazione delle offerte, informava il Gavioli, consigliere di amministrazione e presidente del Cda della “Enerambiente” spa, che non erano state presentate altre offerte e che quindi “erano soci”, anche se la valutazione della sua offerta da parte della competente commissione e l’aggiudicazione della gara non erano ancora intervenute». Quindi, l’apertura del fascicolo sulla gara sospetta e le modalità di gestione del servizio di raccolta differenziata ed indifferenziata di rifiuti solidi urbani del comune di Catanzaro e la decisione di oggi di mandare tutto in archivio, in quanto «le ulteriori attività di intercettazione telefonica sulle utenze in uso agli indagati non hanno offerto alcuna conferma all’iniziale assunto accusatorio, nè la “Enerambiente spa”, dopo aver effettivamente vinto la gara in questione (in quanto unica partecipante alla stessa), non aveva poi dato corso all’acquisizione della partecipazione nella società partecipata dal Comune di Catanzaro. 

LA STRANA STORIA DEL MOBILIERE SABATO. Per quel che riguarda il secondo capitolo dell’inchiesta, anche qui al centro della scena troviamo dei colloqui intervenuti, prima via cavo e poi a bordo di un’Audi 6 di proprietà del Gavioli, tra quest’ultimo e due soci, nel corso dei quali si faceva riferimento al “problema” del venditore Sabato, un anziano commerciante che, per ben tre volte era andato a trovare il funzionario Simone Lo Piccolo in ufficio, per chiedergli aiuto a rientrare in quel credito di 5000 euro vantato nei confronti della società Enerambiente-Enertech, per la fornitura di alcuni mobili. E lui, il responsabile dell’area “economico-finanziaria” dell’Ufficio del “Commissario delegato per il superamento della situazione di emergenza nel settore dei rifiuti urbani nel territorio della Regione Calabria”, aveva deciso di aiutarlo, decidendo di subordinare l’emissione di alcuni mandati di pagamento alla società che gestiva la discarica di Alli al previo pagamento delle forniture in questione a favore dello sconosciuto mobiliere. Tale versione, tuttavia, non aveva affatto convinto il magistrato che, avallato in seguito dal gip che emise il provvedimento restrittivo che portò agli arresti decine di persone, aveva messo fubnzionario e mobiliere sotto accusa per concussione ai danni della “Enerambiente/Enertech”, ritenendo anche il credito reclamato da Sabato e sponsorizzato da lo Piccolo non congruo rispetto al valore effettivo dei beni; salvo, ora, ricredersi e chiedere l’archiviazione per entrambi gli indagati, nei cui confronti non sarebbero emersi, ad indagini concluse, “elementi idonei a sostenere utilmente l’accusa in giudizio”.

La parola passa al gip, sulla cui scrivania è approdata la corposa sollecitazione del sostituto procuratore, Carlo Villani.

 

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