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MATERA – La discarica di La Martella chiude i battenti domenica 19 aprile. Dal giorno dopo, i rifiuti dovranno trovare altra collocazione e la più probabile è Fenice anche se «Regione e Provincia non hanno ancora individuato ufficialmente quale sarà la sede».
Il costo in questo caso? Circa 200 euro a tonnellata. I tempi? Brevi, assicura Giuseppe Montemurro, dirigente all’igiene del Comune di Matera che illustra il futuro all’insegna delle direttive della comunità europea che impongono una riduzione seria delle quantità di rifiuti da conferire.
Le notizie che si sono rincorse in questi giorni, tra riferimenti all’inquinamento delle falde acquifere e il rischio di sprecare denaro pubblico vengono affrontate punto per punto da Montemurro che tiene comunque a chiarire innanzitutto un paio di punti: il primo riguarda il progetto di dismissione della struttura che ne richiederà una particolare manutenzione per i prossimi 30 anni e il secondo, fondamentale, che riguarda il progetto di adeguamento e ristrutturazione dell’impianto, in fase di approvazione da parte della Regione, presente attualmente in discarica grazie al quale si ridurranno drasticamente le quantità di rifiuti conferite fino al 95%.
«Stiamo lavorando a questo progetto da più di due anni – spiega – quando abbiamo presentato la prima ipotesi». La documentazione è stata presentata ad aprile 2014 e il progetto rappresenterebbe un passo avanti significativo nella gestione del ciclo dei rifiuti e della fase post chiusura della discarica per i prossimi 30 anni.
«Oggi tutte le discariche lucane – spiega Montemurro – introducono rifiuti con diversi tratandolo in modo da produrre sopravaglio e sottovaglio. Quest’ultimo è quello che presenta maggiore rifiuto organico e deve essere biostabilizzato per eliminare la parte attiva. Il sopravaglio,invece, viene separato meccanicamente e depositato. Entrambi i rifiuti a tutt’oggi nella fase finale ritornano in discarica. La percentuale complessiva che viene persa è minima, legata a fenomeni di asciugatura». La comunità europea, nel frattempo, impone che ci adegui ad altre quantità.
«La nostra ipotesi prevede la chiusura del ciclo, avviando a recupero i rifiuti – prosegue Montemurro- due anni fa abbiamo consegnato l’intera progettazione per il rinnovo dell’Aioa (Autorizzazione integrata ambientale) pe rlo smantellamento integrale dell’attuale impianto che è sbagliato concettualmente. Oggi bisogna tendere al rifiuto zero, quello cioè che deve essere avviato a recupero quanto più possibile. La prossima settimana invieremo i progetti definitivi che porteranno alla gara d’appalto. Recupereremo così il 95% dei rifiuti con trasferimento in discarica del solo 5%. La nuova impiantistica prevede la separazione fra sopravaglio e sottovaglio, trattamento meccanico e della parte organica in biocelle che costruiremo in cemento armato, all’interno dei capannoni già presenti. Il ciclo di trattamento non tornerà in discarica come rifiuto, ma si trasformerà in terreno e potrà essere usato in agricoltura o per ricoprire le discariche. In discarica tornerebbero i residui minimi».
La spesa complessiva, secondo una prima valutazione come conferma Montemurro si attesterebbe attorno ai 7 milioni per opere realizzabili in un periodo non superiore ad un anno.
I tempi di trasferimento in altra sede dei rifiuti materani, dunque, non avrebbero durata molto lunga.
«L’impiantistica riguarderà non solo il trattamento dei rifiuti, ma anche tutto quanto previsto dopo la chiusura della discarica che dovrà essere manutenuta e gestita per altri 30 anni. Il progetto prevede di realizzare anche il trattamento delle matrici percolato, del biogas e di tutto quanto previsto in questo caso».
Lo sguardo in avanti doterebbe la città di una struttura di trattamento dei rifiuti che alla luce dell’appalto sul serviizo di raccolta, assume un valore non trascurabile.
Sul caso del percolato, Montemurro tiene a chiarire: «I quantitativi per la conformazione delle nostre vasche sono inevitabilmente consistenti finchè non le chiuderemo. da tre anni lavoriamo per mettere in atto tutto ciò che serve per chiudere la struttura». Il progetto approvato potrebbe arrivare entro l’estate e questo vorrebbe dire a che a settembre si potrebbero già appaltare i lavori.
«Il Comune non sta lavorando in emergenza ma sta pianificando la post gestione della discarica, finalizzata alla sua chiusura – precisa ancora – Abbiamo immaginato un periodo transitorio di circa un paio d’anni nel quale interverremo in modo minimale sull’impiantistica già esistente per renderla compatibile con il recupero del 50% dei rifiuti separando meccanicamente ma intervenendo sul sopravaglio recuperandolo. Il lavoro consentirebbe di reggere questa fase intermedia e garantirà il rispetto delle norme europee, riducendo costi e tempi del trasferimento in altre strutture».
A chi parla di inquinamento, Montemurro risponde: «Non abbiamo falde in discarica. Abbiamo recuperato uno studio recente della Regione con più di 150 sondaggi svolti nell’area industriale de La Martella e in una parte della discarica senza che sia stata individuata acqua. Lo strato di argilla fra superficie e calcareniti che è variabile, è impermeabile e non è inquinante. Ci sono stati prelievi e ispezioni e dopo le analisi svolte ogni anno dall’Enea, non sono emersi parametri fuori norma ».
Solfati e boro?
« I nostri terreni hanno valori superiori di solfato superiori al nord Italia, è normale. Il boro non è un parametro di riferimento delle discariche. Il superamento ha valori insignificanti, verificati due anni prima. Per un anno e mezzo abbiamo monitorato tutti i valori anche sui pozzi naturali esistenti a monte della discarica con valori di solfati superiori. Il piano di caratterizzazione dunque si occuperà del potenziamento dei punti di ispezione e controllo, null’altro. Da bonificare non c’era nulla».
Lunedì 13 aprile nel frattempo verranno avviate le attività, in collaborazione con l’Arpab, per la realizzazione di nuovi piezometri.
«L’impresa è già pronta e i lavori verranno conclusi entro 60 giorni».

a.ciervo@luedi.it

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