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MONGRASSANO – Si è diffusa in un baleno anche a Mongrassano la brutta storia che vede protagonista Padre Placido Greco. Ed ha colto tutti di sorpresa, lasciando sbigottiti e increduli coloro i quali l’hanno conosciuto e avuto come guida spirituale. Don Dino – così si faceva chiamare – pare avesse avuto problemi con la giustizia in Calabria. Da qui il trasferimento in altra diocesi. Il sacerdote, fermato dalla Polfer di Roma per possesso di materiale pedopornografico e sfruttamento della prostituzione minorile, ha svolto, sia pure per qualche anno, il suo ministero di parroco anche a Mongrassano. Nel piccolo centro arbëreshë, nel cosentino, don Dino, oggi 68enne e appartenente alla Congregazione dei Figli di Maria Immacolata, aveva lasciato però un buon ricordo. Almeno così oggi si dice. 

«Era una persona rigida, autoritaria – ci racconta un mongrassanese che l’ha conosciuto durante il suo ministero pastorale nel piccolo centro arbëreshë più o meno tra il 2000 e il 2003 – ma fondamentalmente buona. Aveva messo in riga tutti. Molti non lo apprezzavano perché si doveva fare solo come diceva lui». Poi il vescovo della Diocesi di S. Marco – Scalea aveva deciso di trasferirlo in altra parrocchia suscitando la reazione della comunità. 

«Abbiamo fatto anche una manifestazione dal vescovo – ci spiegano ancora alcune persone – per protestare contro il suo trasferimento. Nel periodo della sua permanenza a Mongrassano si era comportato bene e, quindi, non comprendevamo la ragione del trasferimento». 

Adesso si stenta a credere su quanto accaduto. La triste vicenda racconta di una presunta doppia vita del religioso da tre anni parroco a Vallebona e Montecalvello, due piccole frazioni di Viterbo. Gli agenti della Polfer di Roma, a seguito di un’irruzione nella casa del sacerdote, vicino a Fiumicino, per perquisirla, hanno scoperto un’enorme quantità di materiale pedopornografico: oltre 1700 tra foto e filmati. Si tratterebbe di un vero ”arsenale” d’immagini e video in cui compaiono ragazzini e ragazzine, quasi sempre dell’apparente età di 10 – 12 anni, intenti a consumare rapporti sessuali. Di ogni minorenne, don Dino pare catalogasse in maniera meticolosa i nomi, l’età e le ”prestazioni”. Secondo gli inquirenti don Dino, ora sottoposto a fermo di polizia e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli a Roma, avrebbe fatto parte della rete di adescatori di minori, soprattutto rom, che agiva nella stazione Termini di Roma. Questi attendevano i minori, poi li portavano in albergo, nelle loro abitazioni e, a volte nei bagni pubblici e sui treni fermi in stazione. Per chi voleva avere rapporti sessuali con adolescenti bastava, dunque, una telefonata o un sms. Del giro perverso è venuta a conoscenza la polizia ferroviaria. Sono così scattate le indagini che hanno portato all’arresto di sette persone, mentre in 17 risultano indagate. L’inchiesta vede coinvolto pure un ex parroco, di origini toscane, già allontanato dalla parrocchia di cui era titolare in seguito ad altri reati. Presto saranno adottati provvedimenti nei confronti di Padre Dino da parte della Diocesi di Viterbo, cui appartengono le parrocchie attualmente affidate alle sue cure pastorali, e della Diocesi di Porto – Santa Rufina, dove è incardinato.

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