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di ANTONIO CORRADO
ORA ci sono i fondi e basteranno a ripulire completamente l’area archeologica dal fango, trasportato lo scorso 7 ottobre dalla piena del fiume Bradano.
Grazie anche alla lunga campagna stampa portata avanti dal Quotidiano, il ministero per i Beni culturali ha stanziato venerdì una somma di 500mila euro, che si aggiungono ai 250mila destinati dalla Dirigenza regionale per i Beni culturali ed ai 200mila già ripartiti dalla Regione Basilicata.
In tutto 950mila euro, che dovrebbero essere disponibili in tempi abbastanza rapidi e consentiranno di portare subito a termine le operazioni di pulizia grossa, ovvero la rimozione della melma che ricopre i monumenti per circa un metro e rischi di intaccare le malte, utilizzate negli anni scorsi per tenere insieme i muretti e l’area perimetrale dell’Agorà.
La rimozione del fango è sempre più una corsa contro il tempo, perchè le temperature miti e soleggiate dei giorni scorsi, se da un lato hanno scongiurato ulteriori allagamenti, dall’altro contribuiscono a seccare il limo depositato dal fiume, rendendo più complessa la rimozione con macchinari.
«Prima di tutto bisogna eliminare il fango che ancora c’è -spiega il sovintendente regionale Antonio e Siena- poi finiremo di liberare gli antichi canali di drenaggio, infine ci dedicheremo al ripristino degli impianti tecnologici».
Sui tempi De Siena è cauto: «Certamente la disponibilità concreta dei fondi richiede un pò di tempo, ma poi sarà necessario esperire tutti i bandi di gara, che durano circa 90-100 giorni; se non ci saranno ricorsi da parte di chi dovesse perdere gli appalti, quindi andasse tutto liscio, come auspichiamo, entro Pasqua buona parte dell’area archeologica potrebbe essere nuovamente fruibile ai turisti, che inizieranno ad arrivare, magari con il transennamento della parte ancora da pulire. Entro l’estate (verosimilmente i mesi di giugno-luglio ndr), si chiuderà tutto».
Sempre che non arrivino altre piene, ma questa è un’eventualità che potranno scongiurare solo le istituzioni regionali competenti, attraverso una puntuale attività di prevenzione, soprattutto con la pulizia dei canali di bonifica che si trovano a monte e nella parte orientale degli scavi. Poi c’è il corso del fiume, fatalmente deviato da una serie di abusi commessi nei due scorsi decenni, che finische a valle proprio nell’area archeologica, trasformata in una sorta di vasca di contenimento.
Intanto, il battage avviato dal Quotidiano sembra aver fatto efficacemente presa in tutta Italia, visto l’interesse di diversi siti web all’allagamento della zona archeologica metapontina (“Famedisud”, “Libero”, “Il Ghirlandaio”, “Mondointasca”, “Adige.it” e tanti altri). Un battage che, probabilmente, ha contribuito a rendere più sensibile il ministero a questo tema.
Dopo le pulizie più profonde nell’alveo degli scavi, invasi da circa 90mila metri cubi di acqua e fango, si dovrà verificare l’entità di eventuali danni ai monumenti ancora presenti, visto che molti sono stati già trasferiti nell’area museale dopo l’alluvione del 2011. E’ chiaro che il materiale fangoso asciutto e attaccato alle pareti antiche di millenni, dovrà essere scrostato con una piccola campagna di scavi; servirà personale specializzato, per non disperdere fatalmente ciò che non può più essere recuperato. Ogni azione umana o ogni evento naturale, infatti, lascia una traccia che si sovrappone alla situazione preesistente e costituisce una “unità stratigrafica”.
A seconda che siano effetto di un evento naturale o di un’azione umana, le unità stratigrafiche si possono intanto suddividere in “naturali” (deposito alluvionale, crollo del muro) e “artificiali” (deposito di immondizia, costruzione di un muro, scavo di un fossato).
Inoltre possono comportare accumulo o asporto di materiali rispetto alla situazione preesistente: avremo quindi unità stratigrafiche “positive” (deposito alluvionale, accumulo di immondizia, costruzione di un muro), o “negative” (scavo di un fossato, crollo di un muro). Mentre la traccia di accumulo che costituisce un’unità stratigrafica positiva ha una consistenza fisica, la traccia di asporto negativa è rappresentata dalla superficie di “taglio” immateriale lasciata dallo scavo del fossato, o dalla rottura del muro.
a.corrado@luedi.it

ORA ci sono i fondi e basteranno a ripulire completamente l’area archeologica dal fango, trasportato lo scorso 7 ottobre dalla piena del fiume Bradano. Grazie anche alla lunga campagna stampa portata avanti dal Quotidiano, il ministero per i Beni culturali ha stanziato venerdì una somma di 500mila euro, che si aggiungono ai 250mila destinati dalla Dirigenza regionale per i Beni culturali ed ai 200mila già ripartiti dalla Regione Basilicata.

 

In tutto 950mila euro, che dovrebbero essere disponibili in tempi abbastanza rapidi e consentiranno di portare subito a termine le operazioni di pulizia grossa, ovvero la rimozione della melma che ricopre i monumenti per circa un metro e rischi di intaccare le malte, utilizzate negli anni scorsi per tenere insieme i muretti e l’area perimetrale dell’Agorà.

La rimozione del fango è sempre più una corsa contro il tempo, perchè le temperature miti e soleggiate dei giorni scorsi, se da un lato hanno scongiurato ulteriori allagamenti, dall’altro contribuiscono a seccare il limo depositato dal fiume, rendendo più complessa la rimozione con macchinari.«Prima di tutto bisogna eliminare il fango che ancora c’è -spiega il sovintendente regionale Antonio e Siena- poi finiremo di liberare gli antichi canali di drenaggio, infine ci dedicheremo al ripristino degli impianti tecnologici».

Sui tempi De Siena è cauto: «Certamente la disponibilità concreta dei fondi richiede un pò di tempo, ma poi sarà necessario esperire tutti i bandi di gara, che durano circa 90-100 giorni; se non ci saranno ricorsi da parte di chi dovesse perdere gli appalti, quindi andasse tutto liscio, come auspichiamo, entro Pasqua buona parte dell’area archeologica potrebbe essere nuovamente fruibile ai turisti, che inizieranno ad arrivare, magari con il transennamento della parte ancora da pulire. 

Entro l’estate (verosimilmente i mesi di giugno-luglio ndr), si chiuderà tutto».Sempre che non arrivino altre piene, ma questa è un’eventualità che potranno scongiurare solo le istituzioni regionali competenti, attraverso una puntuale attività di prevenzione, soprattutto con la pulizia dei canali di bonifica che si trovano a monte e nella parte orientale degli scavi. Poi c’è il corso del fiume, fatalmente deviato da una serie di abusi commessi nei due scorsi decenni, che finische a valle proprio nell’area archeologica, trasformata in una sorta di vasca di contenimento.Intanto, il battage avviato dal Quotidiano sembra aver fatto efficacemente presa in tutta Italia, visto l’interesse di diversi siti web all’allagamento della zona archeologica metapontina (“Famedisud”, “Libero”, “Il Ghirlandaio”, “Mondointasca”, “Adige.it” e tanti altri). 

Un battage che, probabilmente, ha contribuito a rendere più sensibile il ministero a questo tema.Dopo le pulizie più profonde nell’alveo degli scavi, invasi da circa 90mila metri cubi di acqua e fango, si dovrà verificare l’entità di eventuali danni ai monumenti ancora presenti, visto che molti sono stati già trasferiti nell’area museale dopo l’alluvione del 2011. E’ chiaro che il materiale fangoso asciutto e attaccato alle pareti antiche di millenni, dovrà essere scrostato con una piccola campagna di scavi; servirà personale specializzato, per non disperdere fatalmente ciò che non può più essere recuperato.

 Ogni azione umana o ogni evento naturale, infatti, lascia una traccia che si sovrappone alla situazione preesistente e costituisce una “unità stratigrafica”.A seconda che siano effetto di un evento naturale o di un’azione umana, le unità stratigrafiche si possono intanto suddividere in “naturali” (deposito alluvionale, crollo del muro) e “artificiali” (deposito di immondizia, costruzione di un muro, scavo di un fossato).Inoltre possono comportare accumulo o asporto di materiali rispetto alla situazione preesistente: avremo quindi unità stratigrafiche “positive” (deposito alluvionale, accumulo di immondizia, costruzione di un muro), o “negative” (scavo di un fossato, crollo di un muro). Mentre la traccia di accumulo che costituisce un’unità stratigrafica positiva ha una consistenza fisica, la traccia di asporto negativa è rappresentata dalla superficie di “taglio” immateriale lasciata dallo scavo del fossato, o dalla rottura del muro.

a.corrado@luedi.it

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