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POTENZA – Sembra che non fosse un caso isolato quello delle due maestre della scuola dell’infanzia di Atella ai domiciliari da lunedì mattina per maltrattamenti sui bambini.
Il giorno dopo l’arresto di Donata Parisi, e Nicoletta Bove, in paese non si parla d’altro e dagli archivi della stazione dei carabinieri di Atella riemerge anche una vecchia denuncia datata 2011.
Bambini che mostrano segni di disagio. Altri trascinati per i capelli. Schiaffoni e un dirigente (non più in servizio) che, «per evitare ripercussioni da parte delle maestre», suggerisce a i genitori di «rimanere nell’anonimato».
Come siano andate a finire le indagini non si sa. Certo è che all’epoca le “cattive maestre” sarebbero state diverse. Per quanto le accuse non sembrino una fotocopia di quelle raccolte negli atti dell’ultima inchiesta della procura di Potenza. E l’ambientazione siano sempre aule e corridoi dell’istituto comprensivo comunale.
A raccontare tutto agli investigatori era stata la mamma di un bimbo, preoccupata perché il figlio di ritorno dalla scuola dell’infanzia bagnava il letto e soffriva di incubi. E spesso la mattina, quando doveva salire lo scuolabus, accusava forti mal di pancia.
«Non sapevo di preciso che fare perché non aveva segni evidenti di maltrattamento». Ha spiegato la donna ai militari.
Il bimbo le diceva di «essere stato offeso dalle maestre» perché veniva da una piccola frazione del paese «e per questo puzzava a causa della presenza di pecore».
Ma le maestre negavano. Il direttore invece: «non voleva neanche sapere chi era mio figlio perché era stato già informato da altre persone e per evitare». Quindi le sconsigliava di uscire allo scoperto.
La donna ha riferito anche quanto raccontatole dal padre che in un’occasione avrebbe visto una maestra prendere per i capelli una bimba per riportarla nella fila davanti al bagno, per lavarsi le mani prima di andare al bagno.
Poi il colloquio con uno psicologo per cui il figlio avrebbe subito «punizioni corporali ossia maltrattamenti fisici all’interno della scuola».
«Le maestre ricattano i bimbi – ha aggiunto la madre – dicendo che non dovevano riferire quanto si verificava nella scuola altrimenti li avrebbero picchiati di più».
Se il caso verrà riaperto dopo quanto emerso da dicembre a questa parte si vedrà nelle prossime settimane.
Intanto la comunità di Atella si è già divisa. E se ieri alcuni genitori, che non avevano presentato denuncia, si sono riuniti per decidere il da farsi, in strada e nei social il coro è a favore delle maestre.
Due donne molto conosciute in paese, che hanno cresciuto generazioni di atellani.
«Poi ci meravigliamo tanto dei figli che crescono male, educati come i porci, viziati e con tutti i comfort del mondo». Scrive uno dei più moderati commentatatori su facebook. «Il problema sono i genitori “moderni” che pensano che i loro figli debbano crescere nelle sfere di cristallo».
C’è persino chi critica le leggi giudicando sbagliato considerare uno schiaffo come una violenza. «Non sono per la violenza ovvio, ma uno schiaffo non ha mai ucciso nessuno. Anzi».
Intanto il gip non ha ancora fissato gli interrogatori di garanzia per le due maestre arrestate lunedì.
Il codice prevede che avvengano entro 5 giorni quindi è probabile che tra oggi e domani vengano notificate le convocazioni nel Palazzo di giustizia di Potenza.
L’inchiesta condotta dal pm Alessandra Pinto è partita dalla denuncia di alcuni genitori che a dicembre si erano presentati ai carabinieri.
Da allora le telecamere piazzate nell’aula della scuola dell’infanzia dove lavoravano le maestre hanno registrato diversi episodi sospetti. Insulti e vessazioni di vario tipo, di cui il gip Luigi Spina intende chiedere conto alle due donne accusate di maltrattamenti.
Considerata l’attitudine documentata dai video catturati dalle telecamere nascoste dei carabinieri bisognava intervenire per interrompere quell’andazzo. Secondo il magistrato.
Oggi stesso dovrebbero partire anche i provvedimenti amministrativi nei confronti delle due maestre. Per loro si prospetta la sospensione dal lavoro. Almeno fino a quando non verranno rimesse in libertà.

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