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VILLAPIANA (Cosenza) – «Rosa mi manca terribilmente. Una come lei non è facile da trovare e io che ero stato tanto fortunato, l’ho persa nel modo più crudele, per mano di chi le ha dato la vita». A parlare è Michele Miraglia, fidanzato di Rosa Genovese, giunto nello studio dell’avvocato Vincenzo D’Alba accompagnato da Maria, sorella di Rosa e sua futura cognata. Vorrebbe spaccare il mondo ma sa di non poter fare nulla per riavere la sua Rosa. Sfoga le tensioni accumulate e non sa darsi pace per quell’amore sottrattogli con violenza assassina, per quel futuro che lui e Rosa stavano programmando e costruendo insieme e che già da settembre li avrebbe visti convivere sotto lo stesso tetto. «Era Rosa – racconta Michele -, che già cercava casa. A settembre prossimo, dopo la stagione estiva, avevamo deciso di andare a convivere. Lei non ne poteva più di stare con i suoi e lo aveva anche detto alla madre che non l’ha presa bene». Il ragazzo è convinto che a rubargli per sempre la sua Rosa, sia stata la madre, Domenica Rugiano, oggi detenuta nel braccio femminile della casa circondariale di Castrovillari. Michele, 25 anni, uno meno di Rosa, è un ragazzone alto e robusto che a Francavilla Marittima fa il macellaio. Lui e Rosa si sono conosciuti nel supermercato di piazza Aldo Moro, a Villapiana Lido. Vi lavoravano entrambi: Rosa come cassiera, Michele gestiva il reparto macelleria. La intrigava quella ragazza, allora ventiduenne, bella ed esuberante che si ostinava a rifiutare dispettosamente la sua corte. E più Rosa era riottosa, più Michele si intestardiva nel volerla conquistare: con fasci di rose e una corte assidua. Il “gioco” li portò a innamorarsi e da settembre del 2008 Rosa e Michele vivono l’amore spensierato di una coppia che ha feeling, che va d’accordo. «Da allora – riferisce Michele -, Rosa era diventata indipendente, non chiedeva mai niente a casa e, semmai, contribuiva alle spese quotidiane, alle bollette e al pagamento del dentista della madre». Seppure i genitori di Rosa, Vincenzo e Domenica, non condividevano l’indipendenza della figlia, erano costretti ad accettarla.

Nella lunga intervista pubblicata sull’edizione cartacea di oggi del “Quotidiano della Calabria”, Michele ricorda l’incontro con Domenica Rugiano, i rapporto familiari anche rispetto ai suoi confronti, il giorno della mattanza.

 

 

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