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ALL’APPELLO mancava solo Ettore Lanzino, 57 anni, il numero uno della lista dei ricercati cosentini. Sulle sue tracce si sono messi i carabinieri del comando provinciale di Cosenza. Per la Dda la sua cattura era praticamente diventata un chiodo fisso. Lo cercavano dal settembre del 2009. Lombardo ne ha parlato a giugno durante l’audizione dinanzi alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia. «Siamo riusciti recentemente ad avere la cattura di Franco Presta (catturato ad aprile, ndr), nella primavera di quest’anno, nell’area di Rende, dove stazionava. Ci resta – aggiunse – Lanzino: ho detto che mi devono fare questo miracolo, perché è inutile che facciamo ordinanze cautelari e sentenze di condanna, se poi questi continuano a essere latitanti e dalla latitanza ordinano quello che si deve fare». 

La caccia ai latitanti è diventato il primo obiettivo dei vertici dell’Antimafia di Catanzaro. Il 6 dicembre scorso il procuratore aggiunto Borrelli fu duro coi rappresentati delle forze dell’ordine. Nel corso della conferenza stampa di “Terminator 4” (operazione che annoverava tra gli indagati proprio Lanzino e Presta, all’epoca entrambi latitanti) disse: «Sono latitanti importanti e pericolosi. In una città come Cosenza, sottoposta alla pressione costante delle estorsioni, anche la latitanza dei capi agevola la scarsa collaborazione delle vittime. Lanzino e Presta dovranno essere presto assicurati alla giustizia, vuol dire che se così come siamo non ci riusciamo, ci servono forze nuove e migliori. Non è possibile continuare a lasciare la città in mano a queste persone. Si indebolisce la forza della democrazia». 

Presta fu poi preso ad aprile dalla Squadra Mobile, col questore Anzalone che ringraziò la Dda per quella strigliata: «Hanno punzecchiato il nostro orgoglio e – disse – abbiamo risposto». Ieri hanno aggiunto anche l’arresto di Franco Bruzzese. All’appello manca dunque Lanzino. Lo scorso dicembre il colonnello Ferace, comandante provinciale dei carabinieri, disse: «I latitanti si prendono con calma, intelligenza e grande attenzione. Ricordo che il boss di Caserta Michele Zagaria è stato arrestato dopo 16 anni di latitanza. Punto a metterci di meno, anche se – aggiunse – cercare un latitante in Calabria è decisamente diverso che cercarlo a Milano…». 

I primi di agosto gli stessi carabinieri avevano messo fine alla latitanza dei fratelli roggianesi Antonio e Roberto Presta, ricercati dal 20 luglio 2010 perché su di loro pendeva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla direzione distrettuale antimafia nell’ambito della maxioperazione “Santa Tecla” . I due, di 49 e 35 anni, sono cugini del boss Franco Presta. Furono presi dai militari in due abitazioni, e in due momenti distinti. Ad Antonio Presta, i magistrati di “Santa Tecla”, contestano il ruolo di organizzatore e promotore del traffico di stupefacenti in quella fetta del mercato governato dal locale di ‘ndrangheta – che farebbe capo ai fratelli Maurizio e Fabio Barilari – che coincide con il vasto triangolo di territorio tra Roggiano, Tarsia e Spezzano. Roberto, invece, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato tra coloro i quali garantivano lo smercio dello stupefacente a Roggiano e nei comuni vicini. Nello stesso periodo i carabinieri hanno arrestato nel quartiere di “Timpone Rosso” di Cassano Celestino Abbruzzese, di 67 anni, ricercato da marzo. Alcuni abitanti del quartiere aggredirono i militari per evitare la cattura. Abbruzzese fu comunque assicurato alla giustizia.

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