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POTENZA – Non è una vittoria vera e propria, ma sono state dettate delle condizioni. Condizioni che, però, vanno interpretate con una certa cautela. Ieri a Roma erano tutti lì ad ascoltare il sottosegretario alla giustizia Giuseppe Berretta e per poter trovare una via diversa rispetto alla chiusura e allo smantellamento del tribunale di Melfi. In pratica c’erano tutti gli attori di questa vicenda davanti al sottosegretario. Vito De Filippo, il senatore Margiotta insieme ai deputati Folino e Placido, i consiglieri regionali Carmine Miranda Castelgrande, Ernesto Alfonso Navazio e Nicola Pagliuca e i sindaci di Melfi, Lavello, Rapolla e Rionero. A chiudere il cerchio anche una delegazione di avvocati del foro di Melfi con in testa il presidente dell’ordine Gerardo Di Ciommo. Dunque, forse, l’occupazione in regione ha prodotto qualcosa, ma a vedere bene le condizioni dettate da Berretta per rivedere la posizione delle strutture di Melfi e Pisticci c’è da fare ancora molti sforzi. In primo luogo il ministero vuole un dossier approfondito dove le parti spieghino il perché una struttura del genere debba rimanere aperta. Questo significa capire e analizzare costi, logistica e utilità pratica in termini di numeri di processi. L’altro aspetto riguarda quello più puramente economico. In caso di una correzione della decisione presa attraverso il decreto di soppressione dei tribunali ci sarà anche da coprire le spese economiche, almeno in parte, dei due presidi di Melfi e Pisticci. La Regione, assieme agli altri enti locali tra Provincia ed amministrazioni comunali quindi, dovrà trovare le risorse per poter tenere in piedi il sistema. Questo potrebbe essere un vero problema, perché in concreto la riforma degli apparati giudiziari puntava ad un progressivo snellimento e quindi ad una diminuzione dei costi. Ora a De Filippo spetta dimostrare il contrario nel dossier che arriverà direttamente nelle mani del ministro Cancellieri.

Il fronte della protesta ha funzionato in parte, perché la notizia del possibile passo indietro è stata accolta piuttosto freddamente. In molte città si sta procedendo allo stesso modo e le risposte sono quasi sempre le stesse. Dimostrate allo Stato che quel tribunale è fondamentale. In ogni caso, almeno per ora, si è sventata la prima mobilitazione sindacale a sigle unificate e il livello dello scontro istituzionale si è un attimo placato.

De Filippo a Berretta ha cercato dispiegare soltanto quali sono i grandi problemi a cui si va incontro. Da una parte l’isolamento territoriale di una parte della provincia, dall’altra anche una questione di “sicurezza” legata al tribunale di Potenza. Non è quindi una vittoria definitiva, ma soltanto un passo in avanti piccolo ma di mediazione. uno di quelli che potrebbe portare a risultati. Di fatto una cosa c’è, il blocco del trasferimento in attesa di vedere cosa verrà prodotto all’interno del dossier è già qualcosa, ma la soluzione è estremamente temporanea. Ci dovranno pensare i lucani al governo nell’insistere sull’importanza del presidio.

Ad oggi però qualcosa è stata ottenuta, il più fiducioso è Navazio che su Twitter spinge per andare avanti pur sapendo che la speranza è aperta ad un filo. Ma questa posizione di apertura servirà soprattutto per calmare le acque, mentre in altre regioni si continua verso le chiusure e il trasferimento dei fascicoli con una continua ondata di proteste.

v.panettieri@luedi.it 

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