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Datemi un giornale e vi governerò la città 
 Dopo Matera anche Potenza: i sindaci si danno all’editoria
segue dalla prima
 L’irrefrenabile voglia di raccontare e raccontarsi, di dire, partecipare, comunicare trasforma i sindaci in direttori, i comuni in editori. Piccole testate crescono, accanto al polo multimediale della Regione ecco che affiorano le 40/48 pagine programmate e annunciate da Santarsiero. Per ora c’è la manifestazione d’interesse per la stampa e la distribuzione, annunciata un po’ sotto sotto, in verità, poco più di una settimana per presentare il progetto, poi si vedrà. Eppure nell’ottimizzazione della spesa gli enti pubblici hanno subito tagliato il costo dei giornali. Tra l’altro Santarsiero è stato tra i primi I-pad munito e cinguetta che è una bellezza. Nel mondo della rivoluzione digitale è — però – sempre la carta con foliazione 40/48 che seduce. Questa vituperata, biasimata, disprezzata carta condannata a morte dai teorici con la testa nel web, è ancora la più desiderata. E così si fanno pasticci, da una parte si taglia e dall’altra si spende, con la pretesa di governare timoni e grafica, con la pretesa, soprattutto, di gerarchizzare il tipo di notizia che deve arrivare al cittadino. Con il rischio di creare confusione (il condomino non farà più differenza tra il volantino dell’ipermercato e il giornale, trova tutto gratis nel palazzo) e assottigliare quella esigua fetta di mercato libero che ancora rimane alle aziende editoriali pure. Comprese le edicole. Razionalità vorrebbe che se gli enti avessero qualcosa da comunicare lo facessero attraverso gli organi che fanno questo di professione, perché è meglio che ciascuno faccia bene il proprio mestiere e perchè contribuire a mantenere in piedi aziende editoriali libere è un bene per la comunità.  Dalla politica del vecchio addetto stampa siamo passati alla costruzione degli uffici stampa, dal vecchio “comuneinforma” ai giornali diretti in proprio.
C’è dunque una curiosa contraddizione nella scelta strategica dei comuni, dosano il wifi ma commissionano  carta, invia decine di comunicati al giorno dall’ufficio stampa  ma nonostante tutto sentono di dover arrivare direttamente nelle case dei cittadini con un giornale che non sappiamo cosa potrà contenere di più di quello che quotidianamente pubblica il sito del comune o pubblichiamo noi quotidiani.  Ah, questi benedetti, maledetti giornali. Tutti ne parlano male, tutti li vogliono.
Lucia Serino
l.serino@luedi.it

DATEMI un giornale e vi governerò la città. Ma un giornale che sia di carta, che si tocchi, che entri nella cassetta della posta. L’ha fatto il sindaco di Matera, lo fa adesso il sindaco di Potenza. L”irrefrenabile voglia di raccontare e raccontarsi, di dire, partecipare, comunicare trasforma i sindaci in direttori, i comuni in editori. Piccole testate crescono, accanto al polo multimediale della Regione ecco che affiorano le 40/48 pagine programmate e annunciate da Santarsiero. Per ora c’è la manifestazione d’interesse per la stampa e la distribuzione, annunciata un po’ sotto sotto, in verità, poco più di una settimana per presentare il progetto, poi si vedrà. Eppure nell’ottimizzazione della spesa gli enti pubblici hanno subito tagliato il costo dei giornali. Tra l’altro Santarsiero è stato tra i primi I-pad munito e cinguetta che è una bellezza. Nel mondo della rivoluzione digitale è — però – sempre la carta con foliazione 40/48 che seduce. Questa vituperata, biasimata, disprezzata carta condannata a morte dai teorici con la testa nel web, è ancora la più desiderata. E così si fanno pasticci, da una parte si taglia e dall’altra si spende, con la pretesa di governare timoni e grafica, con la pretesa, soprattutto, di gerarchizzare il tipo di notizia che deve arrivare al cittadino. Con il rischio di creare confusione (il condomino non farà più differenza tra il volantino dell’ipermercato e il giornale, trova tutto gratis nel palazzo) e assottigliare quella esigua fetta di mercato libero che ancora rimane alle aziende editoriali pure. Comprese le edicole. Razionalità vorrebbe che se gli enti avessero qualcosa da comunicare lo facessero attraverso gli organi che fanno questo di professione, perché è meglio che ciascuno faccia bene il proprio mestiere e perchè contribuire a mantenere in piedi aziende editoriali libere è un bene per la comunità.  Dalla politica del vecchio addetto stampa siamo passati alla costruzione degli uffici stampa, dal vecchio “comuneinforma” ai giornali diretti in proprio.C’è dunque una curiosa contraddizione nella scelta strategica dei comuni, dosano il wifi ma commissionano  carta, invia decine di comunicati al giorno dall’ufficio stampa  ma nonostante tutto sentono di dover arrivare direttamente nelle case dei cittadini con un giornale che non sappiamo cosa potrà contenere di più di quello che quotidianamente pubblica il sito del comune o pubblichiamo noi quotidiani.  Ah, questi benedetti, maledetti giornali. Tutti ne parlano male, tutti li vogliono.

 

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