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VIBO VALENTIA – I muri del domicilio perugino non bastano, per fermarlo servono le sbarre di un carcere. Così, a neppure una settimana dalla prima misura restrittiva, ecco l’ordine di traduzione in cella firmato dal gip Lucia Monaco. 
Il padre, Pasquale Marcellino, stalker dei figli. Più che padre di famiglia, padre padrone. D’altronde, quand’era libero, la vita della sua famiglia  l’avrebbe distrutta per la sua sete di denaro, il suo carattere iracondo, violento e vendicativo, la sua quotidianità improntata alla dissolutezza: la moglie costretta a lasciare il tetto coniugale e a trasferirsi in Canada; un figlio, Giovanni, che ha deciso di seguire la madre oltreoceano; un’altra figlia, Angela, che rimasta a Vibo Marina ha dovuto sopportare addirittura l’incendio della sua casa. 
Voleva soldi, sempre più soldi, da spendere per la bella vita: vacanze dorate, donne giovani e avvenenti, lussi e agiatezze. Si sarebbe divorato 2 milioni di euro in pochi anni, ciò almeno fino alla ribellione dei congiunti che, una volta chiusi i rubinetti, si sono ritrovati in un incubo fatto di persecuzioni, minacce, danneggiamenti. Da aprile in poi una pioggia di denunce a suo carico, da parte degli stessi figli e del genero, Tommaso De Leonardo, titolare del noto pontile “Stella del Sud” di Vibo Marina. La pacchia e l’impunità, per il 69enne originario di Longobardi, sembravano finite solo il 2 dicembre, quando i carabinieri della Comando provinciale di Vibo, unitamente ai colleghi di Perugia, gli avevano notificato l’ordine di custodia ai domiciliari. Erano stati i militari dell’Arma in forza all’aliquota di Polizia giudiziaria di stanza in Procura, in particolare il comandante Stefano Marando e il maresciallo Massimiliano Torcasio, a raccogliere gli elementi sufficienti per contestargli almeno l’incendio dell’abitazione di uno dei figli. Su richiesta del pm Santi Cutroneo, il gip Lucia Monaco ne aveva disposto l’arresto. 
Non sarebbe, però, bastato. E d’altronde – si apprende da fonti investigative – egli stesso avrebbe promesso ai carabinieri che l’avevano raggiunto per notificargli la misura: «Non mi fermerete, gliela farò pagare». E nei giorni successivi avrebbe trovato il modo per veicolare direttamente questa minaccia ad uno dei suoi figli, i social network. Minacciava di farci un «barbecue», lui che sarebbe avvezzo all’uso dei cerini e con alle spalle un incendio tentato ed un altro consumato. Magari – avrebbe scritto in un post su Facebook – un barbecue proprio «al pontile di Vibo Marina». Da qui la nuova denuncia ai carabinieri del comandante Marando, la segnalazione al pm Cutroneo, la richiesta di custodia in carcere, la nuova ordinanza del gip Monaco. Marcellino, pertanto, dai domiciliari passa in carcere. Provvedimento eseguito sabato sera. Già oggi comparirà davanti al gip perugino che presiederà l’interrogatorio di garanzia.

VIBO VALENTIA – I muri del domicilio perugino non bastano, per fermarlo servono le sbarre di un carcere. Così, a neppure una settimana dalla prima misura restrittiva, ecco l’ordine di traduzione in cella firmato dal gip Lucia Monaco. Il padre, Pasquale Marcellino, stalker dei figli. Più che padre di famiglia, padre padrone. D’altronde, quand’era libero, la vita della sua famiglia  l’avrebbe distrutta per la sua sete di denaro, il suo carattere iracondo, violento e vendicativo, la sua quotidianità improntata alla dissolutezza: la moglie costretta a lasciare il tetto coniugale e a trasferirsi in Canada; un figlio, Giovanni, che ha deciso di seguire la madre oltreoceano; un’altra figlia, Angela, che rimasta a Vibo Marina ha dovuto sopportare addirittura l’incendio della sua casa (LEGGI). 

 

Voleva soldi, sempre più soldi, da spendere per la bella vita: vacanze dorate, donne giovani e avvenenti, lussi e agiatezze. Si sarebbe divorato 2 milioni di euro in pochi anni, ciò almeno fino alla ribellione dei congiunti che, una volta chiusi i rubinetti, si sono ritrovati in un incubo fatto di persecuzioni, minacce, danneggiamenti. Da aprile in poi una pioggia di denunce a suo carico, da parte degli stessi figli e del genero, Tommaso De Leonardo, titolare del noto pontile “Stella del Sud” di Vibo Marina. La pacchia e l’impunità, per il 69enne originario di Longobardi, sembravano finite solo il 2 dicembre, quando i carabinieri della Comando provinciale di Vibo, unitamente ai colleghi di Perugia, gli avevano notificato l’ordine di custodia ai domiciliari. 

Erano stati i militari dell’Arma in forza all’aliquota di Polizia giudiziaria di stanza in Procura, in particolare il comandante Stefano Marando e il maresciallo Massimiliano Torcasio, a raccogliere gli elementi sufficienti per contestargli almeno l’incendio dell’abitazione di uno dei figli. Su richiesta del pm Santi Cutroneo, il gip Lucia Monaco ne aveva disposto l’arresto. Non sarebbe, però, bastato. E d’altronde – si apprende da fonti investigative – egli stesso avrebbe promesso ai carabinieri che l’avevano raggiunto per notificargli la misura: «Non mi fermerete, gliela farò pagare». E nei giorni successivi avrebbe trovato il modo per veicolare direttamente questa minaccia ad uno dei suoi figli, i social network. Minacciava di farci un «barbecue», lui che sarebbe avvezzo all’uso dei cerini e con alle spalle un incendio tentato ed un altro consumato. Magari – avrebbe scritto in un post su Facebook – un barbecue proprio «al pontile di Vibo Marina». Da qui la nuova denuncia ai carabinieri del comandante Marando, la segnalazione al pm Cutroneo, la richiesta di custodia in carcere, la nuova ordinanza del gip Monaco. Marcellino, pertanto, dai domiciliari passa in carcere. Provvedimento eseguito sabato sera. Già oggi comparirà davanti al gip perugino che presiederà l’interrogatorio di garanzia.

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