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Dopo sei rinvii in un anno il processo per la morte dei lavoratori dello stabilimento Marlane di Praia a Mare è iniziato con una serie di eccezioni preliminari presentate dai difensori dei 13 imputati.   Nell’udienza di stamane i difensori hanno chiesto ai giudici del tribunale di Paola di non ammettere le parti civili che hanno chiesto di costituirsi nel dibattimento. I difensori degli imputati hanno anche avanzato altri eccezioni preliminari. Sulle richieste difensive i giudici si sono riservati di decidere anche in attesa delle repliche da parte del pubblico ministero e dei legali di parte civile che si svolgeranno nella prossima udienza.   Il processo sulla morte degli operai dello stabilimento Marlane di Praia a Mare, dismesso anni fa, ha avuto inizio dopo l’inchiesta della Procura di Paola andata avanti per oltre dieci anni e rappresenta la sintesi di tre diversi filoni di indagine, il primo dei quali risale al 1999. Successivamente sono state aperte altre due inchieste, la prima nel 2006 e la seconda nel 2007.   L’ipotesi dell’accusa è che le morti per tumore degli operai sono state provocate dall’inalazione dei vapori emessi nella lavorazione dei tessuti, in modo particolare nel reparto di tinteggiatura. I tredici imputati, tra ex responsabili e dirigenti dello stabilimento, sono accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e disastro ambientale, sia per la morte degli operai sia per le patologie tumorali che hanno colpito un’altra cinquantina di ex dipendenti dello stabilimento.   Nel giugno del 2011 i legali di parte civile hanno chiesto alla Procura della Repubblica di Paola di modificare il capo d’imputazione da omicidio colposo a omicidio volontario, così come avvenuto nel processo per la morte degli operai dello stabilimento Thyssen di Torino.

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