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Il contdown è iniziato. La scelta della capitale della cultura 2019 è dietro l’angolo. Meno di sessanta giorni e poi, probabilmente già il 18 di ottobre ci sarà il responso definitivo. Matera è pronta, a buon punto nel lavoro da fare. A spiegarci il nuovo dossier, i criteri di scelta della commissione e a commentare anche alcune critiche dell’ultimo periodo ci pensa Paolo Verri.
Il punto d’avvio è come si arriva a diventare capitale della cultura. I canoni non sono esattamente quelli di più immediata percezione. «Non dipenderà dall’effetto visivo della città, dalla sua pulizia o dal funzionamento di una serie di servizi ma dal progetto che verrà presentato e da quanto quel progetto sarà proporzionato alla visione della città del futuro e come si potrà realizzare.
In questo senso noi stiamo lavorando nel nostro dossier che sarà diviso in tre parti, due piuttosto corpose di 45 pagine ciascuna ed una con molte cifre.
Metteremo in campo il modello culturale che tra 5 anni vogliamo affermare e presenteremo nel dettaglio i progetti che vogliamo realizzare e che per metà avranno già una copertura economica. In questo senso è importante la Fondazione.
Uno dei progetti proveremo a riprodurlo già ad ottobre per la visita della commissione europea. Vogliamo poi consegnare il primo dossier e quello nuovo. Proprio per sottolineare le differenze, il primo è un’adesione alla voglia di riscatto che Matera può offrire come luogo di cultura. Un punto che noi consideriamo oggi acquisito con quel dossier. Proviamo quindi ad andare oltre ed aggiungiamo questo modello culturale che può legare i luoghi e i progetti nei prossimi cinque anni e poi definiamo il programma e la possibilità concreta di realizzarlo».
In questo momento Matera mette in campo proprio sotto il profilo delle idee il proprio principale contributo e prova a dare un messaggio particolare ad una corsa che non si fonda sui normali canoni percepiti dai cittadini.
Verri non si tira indietro nemmeno nel commentare le critiche degli ultimi tempi che hanno, probabilmente, testimoniato una non totale partecipazione alla causa di Matera 2019. «I dati dell’ultima ricerca e quelli che constatiamo quotidinaamente dicono che il riscontro di Matera 2019 è enorme e comunque sotto il profilo della visibilità, dell’attenzione e della partecipazione ci sono numeri davvero di primissimo piano.
Io credo che ci sia una parte di soggetti che seguono un’idea di città vecchia e troppo autoreferenziale. Penso per esempio all’idea di coinvolgere solo i materani, mentre la città deve aprirsi il più possibile e tessere un filo in entrata e in uscita.
C’è poi chi invece lega il discorso con la forma urbana della città, con l’aspetto urbanistico. La candidatura non ha una diretta correlazione, certo ci sono messaggi come il verde, la sostenibilità, la competitività che vanno verso un modello di sviluppo che deve andare ad azzerare il consumo di suolo».
Aspetti diversi di una medesima medaglia su cui lavorare ancora in questo rush finale: «saremo pronti, anche con anticipo per il 4-5 di settembre con il dossier». Verri è fiducioso, la strada tracciata lascia ben sperare.
p.quarto@luedi.it

 

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