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COSENZA – Operazione antidroga dei carabinieri del Comando Compagnia di Rende che in collaborazione con personale delle Compagnie di Cosenza, Paola e S.Marco Argentano, Palermo Piazza Verdi e Palermo San Lorenzo, Roma Piazza Dante, Nucleo cinofili Vibo Valentia, hanno proceduto all’esecuzione di misure cautelari e perquisizioni. Otto gli arresti eseguiti, è stato notificato anche un obbligo di firma. Per l’accusa alcuni erano dediti allo spaccio al minuto ed altri erano in grado di trattare ingenti quantitativi di cocaina.

Le misure cautelari emesse dal GIP del Tribunale di Cosenza hanno consentito di smascherare una rete di spacciatori, radicati sul territorio in Provincia di Cosenza, con collegamenti con altre persone a Gioia Tauro e Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria e Palermo. Sequestrato oltre un chilo di cocaina. E molto ruota attorno al bar gestito da Davide Pasqua di fronte al tribunale di Cosenza.

GLI ARRESTATI – Sono in tutto nove le misure cautelari eseguite all’alba dai carabinieri, nel cosentino e a Roma, nel corso dell’operazione denominata «Scarface»: otto arresti, di cui due ai domiciliari, e un obbligo di firma. Eseguite anche 12 perquisizioni domiciliari, nel corso delle quali sono state rinvenute droga e anche alcuni proiettili.

In carcere sono finiti Antonio Intrieri, 50 anni, Fausto Gagliardi, 51 anni, Davide Pasqua, 40 anni, Francesco Marotta, 30 anni, Simone Santoro, 32 anni, Antonio Scarpelli, 46 anni. Ai domiciliari sono finiti Mario Mignolo, 23 anni, e Francesco Arena, 23 anni. Obbligo di firma per Alberto Greco, 40 anni.

Nel corso dell’operazione, Arena è stato arrestato in flagranza per coltivazione di 7 piante di marijuana, con lampada ultravioletti e ventola, in concorso con Daniele Saturno, nato a Benevento nel 1993, residente Centola (Salerno), di fatto domiciliato in Roma. Pasqua è stato denunciato anche per detenzione abusiva di 7 cartucce cal. 45.

LA RETE DELLO SPACCIO – Le indagini partono da una aggressione, commessa il 19 febbraio 2010, da tre soggetti ai danni di un avvocato in Castiglione Cosentino: l’uomo riportò trauma cranico facciale, ferita lacero contusa regione frontale, fratture 2 costole. Uno degli autori veniva identificato in Simone Santoto ed a seguito di ulteriori indagini si scopriva l’attività di spaccio insieme a Fausto Gagliardi, Francesco Arena, Alberto Greco. 

In particolare Santoro dall’attività di spaccio al minuto arrivava ad organizzare in concorso con Antonio Scarpelli l’acquisto di 1 chilogrammo di cocaina da Francesco Mandaglio, nato a Gioia Tauro nel 1980, residente in Rizziconi. Il 14 aprile 2011, Mandaglio veniva intercettato ed arrestato a Cosenza da personale dai carabinieri di Rende con la droga nel filtro dell’aria dell’autovettura a lui in uso, ricoperto da polvere del tipo caffè e pasta dentifricia. 

LA cocaina Santoro e Scarpelli dovevano cederla a soggetti di Palermo e nella stessa data dell’arresto di Mandaglio, Santoro e la sua fidanzata venivano arrestati da carabinieri di Villa San Giovanni, perché viaggiavano verso la Sicilia con 29 grammi di droga nascosti nel vano motore dell’autovettura, per farla provare agli acquirenti palermitani. Dalle successive attività di indagine si individuava Davide Pasqua, che svolgeva attività di spaccio usando come base logistica il Bar Giò di fronte al tribunale, all’epoca da lui gestito (il bar ora ha una nuova gestione che non risulta interessata dalle indagini, ndr).

Il suo abituale fornitore era Francesco Marotta, da cui acquistava circa 2.000 euro al mese di cocaina, per poi spacciarla ai propri clienti, utilizzando vari termini criptati per indicare lo stupefacente: scommesse sportive, partita di calcetto, frutta, assegno, fotocopia, scontrini, macchina, champagne, libretto di circolazione, dvx, mangiare al ristorante, primo piatto, pizza. Successivamente, Pasqua, viste le difficoltà di Marotta nel reperire stupefacente, si riforniva da Antonio Intrieri di Marano Marchesato e Mario Mignolo. Durante le attività di indagine sull’attività di spaccio di Davide Pasqua, il 26 giugno 2011, l’avvocato Andrea Russo ingeriva cocaina per evitare un controllo di polizia e muore per arresto cardiocircolatorio provocato dall’ingestione di sostanza stupefacente.       

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