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PISTICCI – Bianco è bello. Bianco ha il profumo della storia di questo paese. E’ un simbolo, prima che un colore. E vuole essere uno stimolo di rinascita, un piccolo seme di speranza.
Provano ad infonderla gli “Imbianchini di Bellezza”, un gruppo di volontari arroccati a difesa di una missione: combattere le brutture del centro storico a colpi di calce bianca e rinnovare la sfida delle bellezza ogni sabato, che il tempo lo consenta. E’ una storia che va avanti da ottobre; gli appuntamenti finora sono stati dodici, nell’ambito di una iniziativa ideata dal Circolo Legambiente Pisticci ed alla quale collaborano Allelammie, Avis Pisticci, Lucanamente Lab e Ceramiche Laviola, che oltre ai volontari fornisce i materiali.
Un po’ alla volta, il rione Dirupo torna com’era. Riprende il suo bianco, secondo la “ricetta” di antichi maestri muratori, che hanno dato le linee guida al gruppo, tramandando così un sapere esposto alle intemperie della dimenticanza. E così le brutture di alcuni scorci vengono travolte dall’allegria degli imbianchini e da quella monocromatura a calce che restituisce al centro storico la sua fisionomia originale.
«Abbiamo iniziato nella giornata di “Puliamo il mondo” di Legambiente e poi ci siamo ritrovati a vivere un attaccamento costante a questa iniziativa, che è diventata appuntamento fisso. -spiega Laura Stabile, presidente di Legambiente Pisticci- E’ un modo pratico di rendersi utili, ma anche di socializzare e conoscere da vicino il nostro centro storico e quelle che sono le brutture su cui intervenire».
Non solo le pareti sporche o non imbiancate: «Anche la scarsa manutenzione, i rifiuti, le storture urbanistiche. Essere imbianchini -aggiunge la presidente del Circolo pisticcese di Legambiente- significa poter capire più da vicino le esigenze dei luoghi. Abbiamo ritenuto utile puntare su un’attività concreta, che guardi alla riqualificazione urbana ed al territorio con una chiave differente, in maniera organica e con un idea di sviluppo sistemica». E’ un input utile a dare un’ipotesi di concretezza alla recente rimozione del decreto di trasferimento di questa porzione di abitato.
«Il nostro input lo diamo con il bianco, ma l’output deve essere un progetto di rilancio del centro storico. -è l’esortazione di Laura Stabile- Il Dirupo ha bisogno di un più serio progetto di rigenerazione, che comprenda una serie di azioni da parte del privato, da parte del pubblico e da parte dei volontari, che dimostrano come un piccolo impegno possa contribuire a cambiare le cose. Speriamo di essere uno stimolo per le istituzioni, chiamate a fissare e far rispettare le regole di tutela del paesaggio e dell’architettura di questi luoghi».
Visto che finora la gestione di alcuni aspetti «è stata affidata un po’ al caso e un po’ alla coscienza del cittadino, proviamo a lavorare almeno su questa coscienza». Il resto compete ad altri, alle Amministrazione, che devono disporre «un Piano colore ed un regolamento ferreo che imponga i criteri di recupero degli immobili». Ma gli imbianchini svolgono anche una funzione sociale. Sono diventati «punto di riferimento per gli abitanti, che all’inizio diffidavano e ora ci chiedono di imbiancare i loro muri e ci assistono ad ogni appuntamento», come spiega Michela, una volontaria assidua.Il progetto permette, inoltre, di riscoprire il senso ed il valore della comunità.
La semplice disponibilità a trascorrere poche ore da Imbianchini significa «valorizzare maggiormente questa terra, che così non viene abbandonata a se stessa».
Lo crede Domenico, coinvolto da questa «modalità pratica di rivitalizzazione del territorio». Nel gruppo anche la pittrice anglosassone Anna Parker, che vive da anni nel centro storico di Pisticci ed oggi può testimoniare il cambiamento in atto: «Stiamo facendo qualcosa di utile ed i miglioramenti sono sotto gli occhi di tutti». Per Ciro la rigenerazione ha un valore doppio: «Serve a questi muri e serve a questa comunità». William, addirittura, torna da Bari appena può per unirsi agli imbianchini.
Ed il suo è un obiettivo preciso: «Imbiancare tutto lo sporco di questo paese, sia reale che etico». Il seme è riposto. Loro forse ancora non lo sanno, ma stanno dando luce a un sogno. Mentre brandiscono i pennelli, sembrano quasi imbastire una lotta romantica contro il pessimismo. Indicano una strada: il verso giusto del cambiamento parte da una rinnovata affezione per i luoghi. Pennellata dopo pennellata, qualcuno crede ancora di poter costruire una storia nuova a partire da gesti semplici e concreti.

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