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MELFI – Solo a sentir parlare di 21 turni settimanali, gli animi dei lavoratori presenti in platea di scaldano. L’annuncio dell’azienda dovrebbe arrivare a breve: lo stabilimento rimarrà in produzione anche la domenica. Attualmente, le tute blu di Melfi stanno facendo lo straordinario di sabato.
Ma l’ipotesi della “settimana piena”, i cui praticamente gli impianti non vengono mai spenti, preoccupa e non po.
Come confermano alcuni operai in sala: «Il passaggio non sarà indolore. La richiesta troverà molte resistenze. Perché seppure in Sata si respiri un clima di grande entusiasmo per la ripresa dello stabilimento «i ritmi lavorativi sono aumentati di molto. Ci hanno già tolto la pausa mensa a fine turno. Ora ci chiedono di lavorare anche nei festivi. Così diventa un massacro». Sono gli operai iscritti alla Uilm, il sindacato che fino a questo momento si è mostrato dialogante e collaborativo. Ma la questione dell’aumento dei turni è destinata portare frizioni all’interno dello stabilimento. «E’ vero che veniamo fuori da due anni di cassa integrazione, ma non si può neanche pensare di chiedere sforzi sovraumani». E’ il “prezzo” da pagare per quel rilancio che Fiat ha raggiunto con il grande salto dell’internazionalizzazione. Dalle sole 400.000 auto prodotte in Italia, ai più di 4 milioni che ora si producono in tutti il mondo. E che portano la Fca a essere la settima produttrice di auto a livello globale. Ai primi posti ci sono Toyota e Volkswagen con circa 10 milioni di unità. «Se Torino non avesse avuto il coraggio di andare negli Usa e realizzare la fusione con Chrysler – ha ribadito ieri il segretario nazionale della Uilm, Rocco Palombella, rimanendo negli stretti confini nazionali, è chiaro quale sarebbe stato il destino della casa automobilistica che ha fatto la storia.

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