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POTENZA – «La scelta del Papa è quella della Chiesa. Come credenti dobbiamo accogliere la sua volontà». Monsignor Agostino Superbo, metropolita lucano, commenta con queste parole le avvenute dimissioni di Benedetto XVI. «Il nostro cuore – ha aggiunto – deve essere colmo di gratitudine per quanto ha fatto per la Santa Chiesa e per quanto ci ha detto anche in occasione della visita ad limina e del pellegrinaggio della fine di gennaio». Immagini, volti, discorsi passano davanti come in un film. Da Matera nel 1989, a Potenza per il “Premio Basilicata” fino alle visite “ad limina” e ai vari pellegrinaggi a San Pietro scandiscono una “storia” che certo non si ferma con la sua decisione di dimettersi. Il “rapporto” speciale tra il Papa e la Basilicata del resto non è una storia recente. La foto del Pontefice in ginocchio davanti al presepe di Artese scattata nel dicembre scorso ha sancito una volta per tutte, una speciale predilezione che Ratzinger ha per la Lucania. E proprio per l’opera dell’artista lucano nel pellegrinaggio del 30 gennaio scorso, il Papa aveva avuto parole di riconoscenza per tutta la Basilicata. «Ringrazio – aveva detto – quanti si sono prodigati per l’allestimento del suggestivo presepio, collocato in piazza San Pietro, che è stato ammirato dai numerosi pellegrini, e anche da me con grande gioia, quale espressione dell’arte lucana». Una gioia che aveva trasmesso ai vescovi solamente qualche settimana prima, “accogliendo” l’invito rivolto dai prelati a visitare la Basilicata. Una Basilicata già conosciuta tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 con la visita a Matera prima e il ritiro del “Premio Basilicata” nel 1993 per l’opera omnia, dopo. «Col suo progetto teologico di ampio respiro e dalle molteplici articolazioni – si spiegava nella motivazione per il premio – il cardinal Ratzinger vuole, dunque, riproporre all’occidente post-cristiano, segnato dalla nostalgia e dal bisogno del cristianesimo, il messaggio di Cristo nella sua pienezza, nella sua radicalità, nella sua durezza, nel suo impegno esigente, nella sua forza di seme e di spada che giunge sino alle midolla dell’esistenza. In questa luce la giuria del Premio Basilicata è onorata di poter riproporre alla cultura italiana una così alta ricerca teologica, spirituale e umana». In queste parole è già ben delineata la caratura “teologica e spirituale” che ha guidato la Chiesa negli ultimi otto anni. Forse in pochi ricordano che in quello stesso giorno – 4 ottobre 1993 – il futuro Benedetto XVI si fermò a pranzare con i seminaristi. Un incontro speciale perchè presentò ai convenuti (c’era anche il senatore a vita Emilio Colombo) “Il Catechismo della Chiesa Cattolica” di cui proprio Ratzinger era uno dei redattori. L’ultimo ricordo, in ordine di tempo è piuttosto recente: il pellegrinaggio dell’Arcidiocesi di Potenza a San Pietro il 30 gennaio scorso. Nella giornata di ieri sono stati diversi i commenti. Significativa quella della storica della Chiesa, nonchè candidata al Senato per il Pd, Emma Fattorini. «Quella del Papa – ha detto all’Ansa – è una scelta sinceramente coraggiosa e una prova di vitalità, una scelta che non deve disorientare». «Il Pontefice lascia per responsabilità e preoccupazione per le difficoltà della Chiesa, una scelta che può rivelarsi costruttiva per il futuro della comunità cattolica». Un “futuro” che si apre proprio in un tempo liturgico “forte” come la Quaresima. Preghiera, penitenza e digiuno. Forse il cardinale Ratzinger ha già indicato la strada che deve portare la Chiesa universale verso l’elezione del nuovo Pontefice.

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