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COSENZA – E’ dipendente di una cooperativa che lavora per il Comune di Cosenza l’uomo a cui la Digos di Cosenza ed i carabinieri del Ros hanno notificato stamani un provvedimento di obbligo di presentazione alla pg emesso dalla Procura di Roma nell’ambito delle indagini sugli incidenti avvenuti alla manifestazione del 15 ottobre scorso. Si tratta di Giuseppe Parise, (52 anni, cosentino di Rossano, detto il ‘coreanò), conosciuto come frequentatore di centri sociali e dell’area antagonista ma che non si era mai caratterizzato prima per episodi specifici. L’uomo è ritenuto responsabile di resistenza e devastazione.   Nel suo appartamento, sottoposto a perquisizione, Digos e Ros non hanno trovato materiale particolare ma hanno recuperato le scarpe che indossava il giorno degli scontri. Assieme a Parise sono stati raggiunti dell’ordinanza cautelare Davide Bastioli (27 anni di Foligno), Emanuele Bonafede (28, di Roma), Salvatore Pappalardo (36 di Motta di Livenza, Treviso). I quattri sono accusati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale in relazione al lancio di sanpietrini avvenuto in piazza San Giovanni in Laterano durante la manifestazione degli Indignati il 15 ottobre del 2011. L’identificazione di Bonafede, si legge nell’ordinanza, è stata «operata sulla base di una fotografia fornita dal personale della Digos di Roma relativa a un presidio No Tav del 6 ottobre 2011 presso la stazione Tiburtina». Bastioli, dal canto suo, risulta noto alla Digos di Macerata in quanto appartenente al Csa Jolly Roger di Civitanova Marche. Pappalardo è, invece, indicato dagli inquirenti come «attivista del centro sociale Pedro e per denunce e segnalazioni dal 1999 al novembre 2011 correlate a scontri con le forze dell’ordine». Quanto a Parise, il gip lo definisce soggetto «ben noto alla Digos di Cosenza per la sua appartenenza, con il soprannome ‘il coreanò, a movimenti anarchici locali». Nei loro confronti è stato disposto l’obbligo di firma in quanto il gip ha ritenuto «le loro condotte frutto di individuali iniziative personali non inserite nel contesto di organizzazioni eversive collegate tra loro». A carico di altri nove, il gip non ha applicato alcuna misura restrittiva, come invece avrebbe voluto la procura.

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