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Siamo la generazione Erasmus. Quella che ha ritrovato la voglia di sognare. Se c’è una nota positiva della nuova era Renzi è proprio questa: aver messo in gioco una generazione, quella dei trentenni, che non è né giovanissima né troppo in là con gli anni. Questa cosa mi carica, tanto. E forse sta caricando anche la Basilicata che, oggi, a una parte di questa generazione sta dando fiducia.
A livello politico, c’è una persona che può rappresentare questa nuova generazione di trentenni. Si chiama Mario Polese ed è uno tra i più giovani seduti nel Consiglio Regionale della Basilicata.
Ho avuto modo di conoscerlo tempo fa quando ho intrapreso con lui il percorso delle comunali del capoluogo. Al di là delle critiche, condivisibili o no, posso dire che questo ragazzo ci sa fare e si dà molto al territorio. E questo è sempre un bene.
Non ha bisogno certo di me per raccontare la sua attività: tutto quello che fa ha già ampio risalto sui social e sui media. Però spesso di lui esce un’immagine troppo istituzionale e gessata, pur non essendo l’unica che lo rappresenta. E, per quanto, il gessato possa andare di moda in questi ambienti, a me non piace molto. L’ho incontrato tra un impegno e l’altro, e gli ho fatto raccontare quel lato di lui che ancora non tutti conoscono.
Lo stile c’è sicuramente ma (c’è sempre un ma), pur essendo sempre (quasi) impeccabile, il suo è un po’ vecchio stampo. Lo prendo in giro per questo: “fai un po’ il trentenne ora che puoi” gli dico.

Ma tu lo fai il trentenne?

La mia carta d’identità testimonia che sono un trentenne. Certo, lavoro moltissimo, e questo a volte comprime i miei spazi sociali. Ma quando posso il mio tempo libero me lo prendo. E’ una condizione generale che vede anche molti miei coetanei realizzarsi con più difficoltà, nonostante abbiano più competenze rispetto al passato. Insomma se esser trentenne oggi vuol dire lavorare il doppio nonostante le carte giuste, beh allora posso affermare che “faccio il trentenne”

Essere trentenni non è solo una questione di età, ma anche di mente e forse anche di responsabilità. E tu di responsabilità ne hai tante, soprattutto nei confronti della tua generazione, anche nello stile di vita e nei comportamenti. Non credi che spesso il modo con cui ci presentiamo agli altri sia anche frutto di quello che la società e i modelli ci impongono?

Senza alcun dubbio. Però l’importante è non farsi ingabbiare e ricattare da schemi e stereotipi ormai desueti. Sono per l’autonomia e per la rottura. Anche quando quest’ultima significa inimicarsi persone o andar contro il parere comune. Sono stato abituato ad esser franco e sincero con le persone che ho davanti. Sarà un difetto, forse. Ma l’esser se stessi non ha prezzo. Mai.

Parliamo del tuo guardaroba. Mi piace il tuo stile sobrio e classico. Ma non è forse un po’ troppo ingessato?

Prima del percorso politico la vita di ambasciate a Roma mi imponeva una certa rigidità anche se non lesinavo attenzioni nei particolari. Oggi il tempo da dedicare a me stesso è ridottissimo per tanto tendo a ripetere quegli schemi anche se non rinuncio a qualche piacevole “rottura”.

Come ci si sente sempre in giacca in cravatta? Mi sono sempre chiesta se l’abito sia come i tacchi per le donne: appena lo indossi cambi il modo di essere….

Si dice che l’abito non fa il monaco, ma diciamoci la verità: non è così. Ho da sempre un’usualità con la giacca e cravatta ma prediligo un look informale. In particolar modo i maglioncini blu, al di là di Marchionne

Tu sei un renziano. Anche nello stile?

Assolutamente sì, ma da prima di Renzi. La manica lunga è un mio must anche in estate

Ma poi, cosa vuol dire essere renziani? E’ un’attitudine, uno stile, un modo di porsi o semplicemente una via semplice per attaccarsi a quello che fa qualcun altro e seguirlo senza creatività?

Partendo dal presupposto che a mio avviso le correnti sono un male per i partiti, e lo stesso Renzi l’ha ribadito più volte, penso che la maggior parte dei sostenitori di Matteo siano persone capaci con una propria idea personale. Ne ho avuto prova durante la Leopolda di quest’anno. Gente giovane e meno giovane con voglia di fare ed energia contagiosa. Ecco essere renziano, secondo me, significa credere che in questo dato momento, il premier, più di altri esponenti Pd, abbia le idee e lo sprint giusto per trainare fuori dal tunnel la nostra amata Italia.

Qualche settimana fa ho intervistato Dino Paradiso. Abbiamo scherzato sullo stile delle primarie e anche un po’ sulla mancanza di “quote rose” all’interno della politica lucana. Il rosa non è il mio colore preferito ma neanche il blu lo è. Credi che forse ci sia bisogno di abiti diversi per il PD lucano?

Durante la campagna elettorale per la segreteria si è parlato tanto di “sartoria”. La persona più indicata, quindi, nel rispondere a questa domanda forse è proprio il segretario regionale, il nostro “sarto”. Scherzi a parte, l’area politica che rappresento ha provato con successo, vedi le ultime elezioni, a riequilibrare il deficit di quote rosa nella politica lucana. Io sto sul merito e come te non guardo il rosa o il blu. Ma devo riconoscere che spesso, e volentieri, le donne hanno una marcia in più

So che viaggi spesso. Cosa metti in valigia quando devi partire?

Ho una borsa che porto dietro ogni giorno, da cui non mi separo mai, che riempio con carte, accessori vari, chiavi. E’ sempre con me, ovunque vada. In più non può mancare il beautycase e molte camice. La mattina voglio avere sempre la possibilità di un’ampia scelta.

C’è qualcosa da cui non riesci proprio a dividerti? Un ricordo, un oggetto, un abito…

Una cravatta, di cui non cito la marca, con la stampa di una cartina geografica. Mi ha accompagnato nei momenti più importanti della mia carriera professionale e associativa e rappresenta questa indole raminga che mi contraddistingue. Poi adoro i gemelli e i fermacravatta. Oggetti un po’ di nicchia a cui non riesco proprio a rinunciare

Io ho la passione per le scarpe, ormai questo lo sanno tutti. Di alcune ho addirittura lo stesso modello in diversi colori. Sono quell’oggetto che mi rappresenta e mi rasserena. C’è qualcosa di simile anche per te?

Sì, maglioncini blu. Ne ho più di quindici con le diverse tonalità del blu e di diverso tessuto

Prima di essere Mario Polese consigliere regionale, e quindi acquisire questo stile e questo portamento, sei stato….

Il mio stile non è cambiato. Sono e sarò sempre Mario con i miei amici a cui voglio bene e che mi vogliono bene altrettanto. Non amo i piedistalli, sono un uomo del popolo.

Lo sai che l’umore influisce molto sullo shopping? Mai andare a fare acquisti quando non ci ci sente in perfetta forma o si è arrabbiati. Tu quando senti l’impulso di comprare qualcosa?

Non sono uno shopping dipendente. Ne approfitto quando ho un pò di tempo libero, merce rara ultimamente, o quando ho necessità di rilassarmi. Mi faccio coccolare anche così

Ma i tuoi abiti li scegli da solo o c’è qualcuno che ti aiuta?

Mia madre in prima battuta. Per me figlio unico è una tradizione inderogabile. A volte in compagnia, altre da solo, specie nei viaggi nelle grandi città

Se i diamanti sono i migliori amici delle donne, gli orologi sono i compagni degli uomini. E’ vero questo?

Personalmente vado pazzo per gli orologi. Ne ho una collezione a casa che gelosamente custodisco in una teca. Questo perché, tempo fa, ne persi uno molto importante, non tanto per il valore commerciale ma per quello affettivo. Da allora ho deciso di non indossarli più al polso per paura di perderne un altro. Per quanto riguarda le donne apprezzo moltissimo quelle che sanno valorizzarsi al meglio. E non significa necessariamente indossare un gioiello. Anzi.

Il tuo sogno nell’armadio?

Ti rispondo con una citazione “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”. Questa celebre frase di Roosvelt è stata il mio motto di presidenza lionistica, prima ancora di intraprendere il percorso politico. Molti sogni li ho realizzati con l’aiuto di tanti: famiglia, amici che credono in me, allora come adesso. L’obiettivo più che il sogno è che in un domani, non troppo lontano, i miei coetanei possano essere non più quelli che partono ma quelli che tornano e lanciano in Europa una Basilicata diversa. Un sogno collettivo più che individuale. Ce la faremo!

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