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IN FONDO si è sempre saputo. La forza delle donne supera ogni difficoltà, guarda oltre, sa immaginare.
Tutte caratteristiche che fanno la felicità di un architetto.
Lo sa bene Tonio Acito che grazie a cinque progetti, legati alle idee di altrettante donne ha scoperto che non c’è limite a ciò che lo sguardo femminile riesce ad esprimere. E Matera è il luogo più adatto per farlo perchè, dice “Matera è donna”.
Basta tornare indietro nel tempo e pensare ad esempio, ai forni comuni nei quali si portavano chili e chili di pane da infornare per le esigenze di ogni famiglia.
A trasportare l’alimento più prezioso erano le donne, che si occupavano anche della gestione della casa e dei componenti della famiglia. Un impegno non di poco conto se si pensa che all’epoca si viveva nei Sassi e che i mezzi di trasporto erano ridotti a un carretto e un cavallo.
Oggi, quella forza si declina in modo diverso: “E’ uno spunto di riflessione che mi ha coinvolto e che nasce dal fatto che la maggior parte dei progetti a cui ho lavorato negli ultimi due anni, arriva proprio dalle donne che hanno deciso di cambiare vita o di tornare a Matera per lavorare”.
E per dimostrarlo, Acito fa nomi e cognomi: “Casa Diva di Francesca Divella, Articolo 21 di Sonia Di Giulio, Eufemismi di Eufemia Caserta, Vizi degli angeli di Valeria Vizziello, S&P di Anna Santarsia. Tutte donne che hanno una buona estrazione culturale che vuol dire tanto per un progettista”.
Design, turismo, ricettività. Settori su cui la città dimostra di voler puntare, ma queste esperienze (alcune delle quali devono ancora esordire) non rischiano di rimanere intrappolate nel folclore del “mangia e bevi” frenetico delle grandi città.
Dietro di se’ hanno un’idea, la concezione precisa di cosa e chi si vuol raggiungere.
Insomma un progetto. E il progettista, ovvero lo stesso Acito, conferma la sua propensione per l’universo femminile; insieme a lui lavorano due giovani professioniste: Monica Iacovone e Maria Teresa Fasano, compagne silenziose ma operative, in grado di rappresentare il braccio operativo cui fare affidamento perchè in grado di realizzare l’unione di intenti necessaria per lavorare presto e bene.
“E’ stato un bellissimo scambio con donne preparate.
Non abbiamo parlato di costi, maniglie.. ma del senso di ogni progetto – spiega l’architetto – della concezione che avevano delle loro idee. Il rapporto con l’universo femminile è totalmente diverso e credo che sia una chiave di lettura su cui si dovrebbe puntare. Le donne sono state le più ricettive a cogliere le possibilità contenute nei piccoli progetti. Sono lusingato che queste donne si rivolgano a noi per realizzare queste idee perchè riusciamo ad emozionarci a vicenda. Le città, le politiche urbane spesso sono in mano agli uomini, forse bisognerebbe cambiare questa tendenza”.

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