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POTENZA – Quanta abitudine dolorosa nel via-vai del vialone del vecchio cimitero di San Rocco, che a Potenza raccoglie le preghiere e la tristezza di chi va in visita ai propri cari. E chissà che anche mamma Filomena, adesso, possa trovare un po’ di pace in questa dolorosa abitudine. Quante volte ha chiesto ad alta voce la «grazia» di poter posare un fiore sulla tomba di Elisa? Diociotto anni dopo la sua scomparsa. Ora che si sa che Elisa Claps è stata uccisa quello stesso 12 settembre del 1993, quando a lungo la si cercò per le vie del capoluogo. Ora che il corpo martoriato e consumato dall’abbandono nel sottotetto della chiesa della Trinità le è stato restituito, mamma Filomena, i fratelli Gildo e Luciano, il papà Antonio hanno un posto su cui piangere.
Adesso Elisa riposa alla fine di quel viale, alle spalle della chiesa del Risorto, in un angolo dell’area recente del cimitero cittadino, dove sabato mattina è stata sepolta in un momento privato, lontano dalle telecamere. La lapide ancora non è pronta, ma da ieri una foto, la stessa che negli anni è entrata nelle case dei suoi concittadini, richiama l’attenzione dei passanti, di chi è andato volontariamente per darle un saluto, di chi ha cercato con curiosità, di chi al cimitero era andato a trovare altri, ma poi un fiore lo ha poggiato pure lì.
Con la cerimonia funebre all’aperto, sabato mattina, con il rito collettivo che in piazza don Bosco ha detto addio a Elisa tra migliaia di persone, una storia lunga diciotto anni ha trovato una prima fine. Resta aperto il percorso che dovrà togliere ombre, rispondere a mille dubbi, cercare la verità «completa» sull’omicidio della ragazza e sulla scoperta del cadavere, il 17 marzo di un anno fa. E poi sul tempo «interminabile» durante cui il suo corpo di adolescente (oggi avrebbe avuto 34 anni) è rimasto nel freddo sottotetto della Trinità, nel pieno centro storico, «a due passi da noi», come più volte ci si è ripetuti negli ultimi mesi, qui, a Potenza.
«Dov’è Elisa?». Dritto, in fondo, poche scale sulla sinistra. Lo chiedevano in tanti, ieri mattina, incrociando parenti o conoscenti che di lì, magari, erano già passati. Qualche curioso, è chiaro, ma tanti, in un rigoroso e silenzioso pellegrinaggio hanno raggiunto la tomba della ragazza, segnata da quella foto e da un cuore tracciato sulla calce ancora fresca, per posare un fiore, recitare un eterno riposo o solo affidarsi a una preghiera laica, a un ciao. In tanti, ieri mattina, sono passati di lì, per un nuovo momento di commozione, magari sperando anche di incrociare la famiglia Claps, per porgere un segno di cordoglio. Il lutto di quella famiglia è stato, in questi giorni, il lutto doloroso di un’intera città, che da oggi forse potrà cominciare a ricostruire la sua pace. Almeno in attesa che la giustizia faccia il suo corso, che a Salerno si celebri il processo contro l’unico indagato per l’omicidio di Elisa, Danilo Restivo, in attesa che, come ha detto don Marcello Cozzi, il sacerdote che ha sempre seguito e supportato la famiglia, sia tolta la pietra al «sepolcro» delle «verità barattate». Per adesso Elisa, almeno, riposa, di nuovo, nella sua città. E lo fa a due passi dalla cappella del cimitero. Non è un caso, dicono. Don Antonio, il parroco del cimitero, sacerdote buono e dall’animo gentile, sorride. Filomena, quella donna minuta e battagliera, che pure alla Chiesa ha rimproverato di non aver detto tutta la verità sul ritrovamento del corpo (che non coinciderebbe con la data ufficiale del 17 marzo 2010), non ha mai allontanato il suo Dio. Né ha voluto che la figlia fosse sepolta in un’ala riservata, più protetta, propostale dal Comune. E basta anche, ricorda don Antonio, con queste polemiche sul luogo di sepoltura. E’ vero, girato l’angolo, a pochissimi metri, c’è la tomba di don Mimì Sabia, il parroco titolare della Trinità. Ieri mattina, anche questa casualità risuonava nelle chiacchiere veloci tra chi si incrociava al cimitero. Ma adesso basta, ripete don Antonio, che di cuore, in questa vicenda, ne ha lasciato tanto. Quello è il posto «delle anime». Si pensi a Elisa, si preghi per la sua, che sta a due passi dalla cappella e tra la gente comune, in un angolo qualunque del cimitero di San Rocco.

Sara Lorusso

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