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Ci sono trentacinque indagati, dirigenti dell’Eni, per le “ietre del diavolo”finite abusivamente in una vasta area adibita a discarica nella località Farina Trappeto, autorizzata soltanto per lo smaltimento di materiali di risulta di scavi, costruzioni e demolizioni provenienti dall’ex Montedison ma in realtà, almeno secondo gli inquirenti, utilizzata per lo smaltimento di migliaia di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi costituiti da residui della lavorazione dei fertilizzanti prodotti nell’ex impianto chimico. Rifiuti riconducibili al ciclo produttivo del reparto forno fosforo della Montedison, tant’è che dal sottosuolo si sprigionavano fiammelle che non si spegnevano neanche con secchiate d’acqua marina. La Guardia di Finanza e il Nucleo investigativo sanità e ambiente della Procura un anno fa sequestrarono un sito di circa 15.000 metri quadrati. E nel Crotonese è di nuovo emergenza ambientale con l’ennesimo filone d’indagine riaperto dal pm Pierpaolo Bruni e dal procuratore Raffaele Mazzotta, che hanno ridato impulso a procedimenti avviati sin dal 2002 ma rimasti senza esito. Le accuse ipotizzate sono quelle di realizzazione di discarica non autorizzata, disastro ambientale e avvelenamento delle acque sotterranee destinate all’alimentazione, la stessa tipologia di reati che si sta cercando di accertare nell’ambito di un altro procedimento, quello denominato Black Mountains, approdato all’udienza preliminare. Mentre con l’accusa di disastro ambientale e omicidio colposo plurimo un altro processo, quello sulla fabbrica killer dell’ex Montedison, inizierà nel prossimo ottobre per otto persone.
Ora quelle pietre grigio-azzurre sono sepolte da sette metri di vegetazione per cui oltre alla caratterizzazione sarà necessario un vero e proprio sbancamento.
Un anno fa, in occasione del sequestro, Mazzotta (nel riquadro) chiedeva un’«adeguata bonifica» «Altrimenti la Procura si muoverà». Detto, fatto. La Procura chiede oggi un incidente probatorio. La perizia avrà ad oggetto «la natura dei materiali riversati nel sottosuolo dei siti in sequestro, la nocività e tossicità dei materiali e l’eventuale rilascio di sostanze tossiche». Ma si tratterà anche di effettuare nell’area della discarica sondaggi, scavi e prelievi di campioni da sottoporre ad analisi. Gli accertamenti dovranno essere condotti «al di sotto del piano di campagna originario avendo come riferimento la battigia». Il tutto «al fine di accertare compiutamente la composizione quali/quantitativa dei rifiuti smaltiti dallo stabilimento ex Montecatini». L’accertamento istruttorio determinerà eventualmente una sospensione del dibattimento oltre il termine di 60 giorni. La Procura individua come parti offese Stato, Comune e Provincia.

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