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IN diverse occasioni gli inquirenti hanno fatto capire che quella emersa finora è solo la punta dell’iceberg. Ma già così è impressionante la montagna di denaro pubblico che si perde a causa delle truffe attuate nei confronti della previdenza sociale. In appena sei mesi, dal 17 aprile al 19 ottobre 2012, le operazioni delle forze dell’ordine hanno permesso di scoprire un’emorragia da più di venti milioni di euro. 

 

LE TECNICHE PER I RAGGIRI – I meccanismi sono consolidati e diffusi, tanto da apparire banali. Si va dai falsi braccianti agricoli a chi percepisce indebitamente l’assegno sociale. Poi ci sono anche gli invalidi in piena attività e i familiari che continuano a intascare le pensioni dei parenti defunti. Ma queste ultime sono quasi briciole, sia pure ricche, rispetto ai fiumi di denaro statale che si perdono in indennità di disoccupazione per i presunti lavoratori dei campi e in sussidi di sostentamento per ipotetici indigenti.

 

Nel primo caso si tratta di persone alle quali vengono versati i contributi per un numero di giornate lavorative appena sufficienti ad assicurare poi il trattamento pubblico di sostegno per il resto dell’anno. Gli assegni sociali, invece, sono fondi che vengono destinati a individui con più di 65 anni e basso reddito residenti in Italia. Solo che nel caso dei sussidi agricoli c’è chi, restandosene a casa, fa risultare di aver lavorato 102 giorni per poi avere dallo Stato una paga per i restanti 263. E per il sostegno agli indigenti c’è addirittura chi finge di trasferirsi dall’estero per accedere al beneficio.

 

UNA LUNGA SEQUENZA – Per capire l’entità del fenomeno basta scorrere gli archivi recenti. Sugli assegni sociali dall’estero sono state effettuate denunce il 18 ottobre nel Vibonese, il 12 ottobre nel Cosentino, il 7 agosto ancora nel Vibonese, per un totale di 249 persone indagate. Per i falsi braccianti, invece, negli ultimi mesi sono scattati blitz il 17 aprile nel Catanzarese, l’11 giugno nel Reggino, il 4 luglio e il 7 agosto agosto ancora in provincia di Reggio, il 17 ottobre nel Vibonese e infine il 19 ottobre in provincia di Cosenza. Tra arresti e denunce sono state coinvolte migliaia di persone.

 

Del resto basti pensare che l’Inps, per agevolare la scoperta dei raggiri, l’Inps nei mesi scorsi decise di pubblicare l’elenco degli “operai agricoli a tempo determinato”: nella sola cittadina di Corigliano ne risultarono 10.811, un quarto della popolazione compresi anziani e bambini. E lo scandalo emerse quando tra quei nomi furono notati mogli e figli, di noti professionisti, imprenditori e politici della città. Venerdì proprio Corigliano è stata al centro dell’operazione che ha portato all’arresto di 15 persone tra le quali, oltre a un finanziere accusato di aver anticipato la notizia di imminenti controlli, c’è anche il consigliere udc della Provincia di Cosenza Antonio Carmine Caravetta.

 

CONTRIBUTI IN CAMBIO DI VOTI –  L’accusa mossa all’esponente politico non è nuova: avrebbe elargito contributi per false giornate lavorative in cambio di voti. Un raggiro che a lui avrebbe regalato l’elezione e ai presunti braccianti la paga statale direttamente a casa. Nel luglio scorso per la stessa ragione era stato arrestato il sindaco di Molochio, in provincia di Reggio, Beniamino Alessio. E così, oltre ai soldi, lo Stato rischia di rimetterci anche l’integrità delle istituzioni.

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