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COSENZA – Svolta al processo sulla morte di Roberta Lanzino. Questa mattina i Ris di Messina hanno depositato gli attesissimi risultati delle perizie sul Dna dell’assassino. Ebbene, i risultati hanno dato esito negativo relativamente alle comparazioni effettuate sul profilo genetico del principale imputato Franco Sansone e sui familiari dello scomparso Luigi Carbone (difesi dall’avvocato Sergio Calabrese). In base a tali risultati cadrebbe l’intero impianto accusatorio sul quale si è concentrata la riapertura dell’inchiesta sulla barbara uccisione della studentessa di Rende Roberta Lanzino. Infatti, secondo tale accusa, la giovane, fu violentata e uccisa da Franco Sansone insieme a Luigi Carbone. Quest’ultimo un paio di mesi dopo sarebbe stato ucciso dallo stesso Sansone con la collaborazione del padre Alfredo e del fratello Remo, attuali imputati in un processo in corso in Corte d’Assise. Alla comparazione del Dna si è arrivati solo adesso esaminando le tracce di sperma confuse al sangue di Roberta Lanzino trovate dai militari del Ris di Messina sui campioni di terra sulla quale fu trovato il cadavere di Roberta Lanzino.

A caldo la soddisfazione dell’avvocato Enzo Belvedere, difensore di Sansone: «Ho sempre sostenuto e creduto nell’innocenza del mio assistitito e fin dall’inizio Franco Sansone si è detto disponibile e pronto su qualsiasi comparazione dell’esame del Dna che è arrivato in ritardo ma che comunque rende finalmente giustizia al mio assistito».

I Ris ora relazioneranno sui risultati ottenuti il 5 marzo in Corte d’Assise

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