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VIBO VALENTIA – L’hanno trovato che dormiva sotto un albero di ulivo. Per 9 giorni è riuscito a sottrarsi ai carabinieri che gli davano la caccia dalI’8 luglio scorso, giorno in cui, secondo le accuse, sparò contro un pastore Salvatore Stambè, di 26 anni.

 

Adesso si trova ristretto nel carcere di Vibo Valentia con l’accusa di tentato omicidio e posto in luogo pubblico di arma da fuoco. Si tratta del 38enne pastore di Francica Domenico Lavecchia destinatario di un provvedimento di fermo indiziato di delitto emesso dal sostituto procuratore della Repubblica di Vibo, Michele Sirgiovanni, titolare dell’indagine.

 

Ad incastrare l’uomo sono state le testimonianze addirittura del suo dipendente, un ragazzo romeno di 31 anni, che, contrariamente ad altre persone presenti sul posto e ai familiari sia della vittima, ha ricostruito nei minimi dettagli tutta la dinamica dell’episodio il cui movente viene fatto risalire a questioni di pascolo. Un dato, questo, evidenziato con forza dagli investigatori, con in testa il procuratore capo Mario Spagnuolo, nel corso della conferenza stampa di questa mattina: «E’ assurdo e duole dirlo che chi aveva avuto la possibilità di parlare non l’abbia fatto ad eccezione di un ragazzo straniero che ha dimostrato, al contrario di altri, un alto senso civico». Secondo gli inquirenti i congiunti di Stambé e Lavecchia non solo non avevano voluto fornire elementi utili all’indagine, ma avrebbero, soprattutto i primi, manifestato l’intenzione di risolvere la questione privatamente. Ed infatti, nei nove giorni di latitanza era forte il timore di una rappresaglia che, tuttavia, i carabinieri sono riusciti ad evitare mettendo in campo una serie di controlli del territorio e dei due nuclei familiari da un lato e intensificando le già non facili ricerche del 38enne dall’altro. Ricerche conclusesi questa mattina all’alba con l’individuazione del fuggitivo nelle campagne di Francica. 

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