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ENZO Altieri ha iniziato a “smanettare” con fili e trasmettitori già a dieci anni. Il primo trasmettitore lo realizza in una scatola di scarpe. Una passione innata: per la tecnologia ma anche per la musica, soprattutto quella non trasmessa dalle radio ufficiali. Così, ad appena 14 anni, quando approda a Potenza (i suoi genitori erano stati in Sud America prima poi a Torino), la prima cosa che fa è entrare in contatto con chi anche qui a Potenza con un trasmettitore fa arrivare musica “pirata”.

Il primo approdo è Radio Potenza Centrale di Bonaventura Postiglione. Un’esperienza che dura poco e finisce piuttosto male. Ma è lo stimolo per mettersi in gioco ancora, perchè la passione per la musica quando ti prende non ti lascia più.

L’approdo è Radio Sud di Tommy Polese (ne parleremo in una prossima puntata), «che produceva molti programmi e anche di alto spessore culturale. Era anche meglio della Rai». Un periodo bellissimo, «con Polese che mi trattava come un figlio», che si conclude nel febbraio del 1980, quando Enzo Alteri arriva in quella che sarà la sua prima creatura: Radio Antenna 2000. «Eravamo piccoli, dei ragazzini davvero. Ma ci divertivamo come i pazzi, anche perchè fuori ci trattavano come delle star. Davvero, c’è da non crederci, ma le ragazzine quando arrivavamo in un posto ci abbracciavano, ci baciavano. Avete presente l’accoglienza che si riservava alle pop star?».

Il divertimento, la passione, diventano un vero e proprio lavoro: «io ero subentrato all’inizio come quarto socio, ma poi sono rimasto solo e così ho iniziato a strutturare la mia radio come una vera e propria azienda. Per esempio i miei collaboratori venivano pagati, tutto quello che entrava in radio veniva diviso tra chi collaborava. E ci tenevo molto all’attrezzatura, doveva essere all’avanguardia. Noi avevamo dei microfoni che avevano solo in Rai, acquistai una cuffia personale per ogni conduttore, ogni settimana arrivava dallo Studio 54 di New York un pacco con dischi che noi presentavamo in assoluta anteprima. E poi possiamo dire che il trio La Ricotta è nato con noi, nei nostri studi. Sul primo cd c’è la nostra etichetta, 95 Radio».

Un lavoro. Ma non sempre redditizio: «personalmente mi sono ritrovato a fare il doppio o terzo lavoro a nero per poter pagare tutte le spese della Radio. E capitava anche che dovevamo fare una colletta tra noi per pagare il pacco dei dischi che arrivava da New York». Ma a vent’anni tutto sembra possibile, anche se mamma e papà ti invitano più volte a cercarti un lavoro serio. «Io volevo fare la radio – dice Altieri – e tutto quello che guadagnavo lo reinvestivo in quegli studi. E ci siamo inventati di tutto: per esempio ci chiamavano per i matrimoni, organizzavamo le feste, prendevo in fitto una sala del Motel Park e la domenica sera si ballava. Siamo stati i primi a organizzare il primo veglione di Capodanno nei campetti da tennis a Rossellino: vennero circa 5.000 persone e io e altre due persone rimediammo pure una denuncia. Ma fu un successo, c’erano le auto parcheggiate sulla Basentana». Nel frattempo Radio Antenna 2000 diventa Novecinque Radio. E’ il 1989. «Volevamo creare dei jingle cantati per la radio più accattivanti, ma il nome della radio era troppo lungo. E poi ci dicemmo che il 2000 era alle porte e noi saremmo stati vecchi». Nuovo nome, stesse idee all’avanguardia e voglia di fare: «Io partecipavo alle riunioni mensili a Milano alla Sper con Radio DeeJay che all’epoca era una radiolina locale di Milano e collaborava con il circuito per il DeeJay Time. Il proprietario era Claudio Cecchetto. Decidevamo che tipo di programmi fare sul circuito di tutte le radio Sper, le più ascoltate d’Italia». E poi c’erano idee fantastiche per pubblicizzare la radio, come il Babbo Furgone: «I nostri sponsor ci volevano un gran bene. Così ci regalavano le penne, le agende, cose così. Noi allora prendemmo un furgone e gli facemmo la barba e il cappellino da Babbo Natale. E poi ci fermavano nelle piazze a distribuire regali: c’era la ressa».

Poi arriva il crollo: molti collaboratori vanno via, molti di loro approdano a radio importanti: c’è Antonio Gerardi, per esempio. C’è Anthony Loponte, Mike Diamond. Pino Brienza si sposa e lascia per andare a lavorare. Enzo resta solo e per di più con il morale a terra. «E in radio si avverte se non hai la giusta carica». In soccorso arriva Gianluigi Petruccio che gestiva con Radio Activity, di proprietà di Enzo Ciciriello: «Unimmo le sedi per abbattere i costi dello studio. E dopo qualche tempo creammo una società. Per sette anni abbiamo gestito a Potenza quattro radio: Radio Italia, Latte e Miele, 95 Radio e Radio Activity. Quest’ultima dopo un po’ chiuse. Alcune frequenze invece le vendemmo (e per poco davvero) a Rtl e Radio Italia». Ma non era ancora il momento di chiudere bottega, perché nel 1996 arriva l’esperienza di Radio Globo: «il contenuto veniva registrato a Roma per sei ore, il resto lo creavamo noi qui, negli studi di via della Chimica. Nel 2000 divento  unico proprietario di Radio Globo. Uno studio avveniristico, tutto a led blu e acciaio lucido. Così bello che quando vennero a vederlo quelli di Rtl rimasero davvero a bocca aperta. E Radio Globo andava davvero forte. Fino al settembre del 2001. Dopo l’attentato alle Torri gemelle, infatti, la pubblicità alle radio è calata ma nell’ordine del 90%. E così siamo entrati in crisi». Per evitare l’indebitamento nel 2005 Altieri vende le frequenze alla Mondadori di Berlusconi. E lì inizia un iter giudiziario che è tuttora in corso, con conti ancora non pagati. Oggi Altieri offre consulenza informatica alle radio di tutto il mondo. Insieme al cugino ha sviluppato diversi software per la loro gestione. Le antiche passioni sono rimaste in piedi, anche se in forma diversa.  «Ho capito troppo tardi – racconta – che la radio doveva essere solo un passatempo finchè la fai in una piccola città del sud». Ma si può trasformare un amore così grande in un passatempo?

a.giacummo@luedi.it

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