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L'Unical di Cosenza

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«LA CRIMINALIZZAZIONE generalizzata sta provocando un danno che non può passare inosservato». Le organizzazioni sindacali dell’Unical, chiuse le indagini dell’inchiesta “Centodieci e lode” con il coinvolgimento di 75 persone tra dipendenti e studenti, invitano alla cautela e si dicono preoccupate «per la tenuta complessiva del sistema Unical». 

«Non si vuole difendere gli eventuali colpevoli – scrivono le sigle sindacali – ma non è nemmeno giusto dichiarare già colpevole chi non lo sarà alla conclusione della vicenda. Chi renderà conto di tutto ciò? Chi risarcirà chi è ingiustamente perseguito? Le organizzazioni sindacali registrano diverse assenze: come mai i docenti non difendono i loro studenti? Eppure oggi sarebbe quanto mai opportuno rimarcare quanto di positivo emerge dalla qualità dei nostri laureati: i successi delle Start Up, l’incubatore di imprese dei giovani laureati, l’affermazione di tantissimi a livello nazionale e oltre».

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I sindacati puntano allora il dito sulle carenze del sistema di gestione e di registrazione degli esami, sulla falla che potrebbe essere rimasta aperta nel passaggio dal cartaceo al digitale e che avrebbe agevolato la truffa ipotizzata dalla Procura. «Si registra l’assenza degli organi accademici che avrebbero dovuto essere la parte diligente del sistema – scrivono i sindacati – affinché non si verificassero questi incidenti. Perché si è tollerato oltre misura la resistenza al passaggio al sistema Uniwex. Chi doveva controllare? Cgil, Cisl e Uil ritengono doveroso che si faccia chiarezza sulla vicenda».

FILOROSSO – Il Filorosso invoca un garantismo «senza se e senza ma», nei confronti degli indagati. «Garantisti come dovrebbero essere rettore, preside, docenti e amministrativi che si professano “vicini” – scrive il Filorosso – agli studenti e invece li abbandonano in una vicenda così delicata. A noi sembra che il pm Tridico stia colpendo nel mucchio, tirando dentro questa mastodontica indagine anche quegli studenti che hanno conseguito la laurea con onestà e sacrificio. La parte lesa in tutta questa vicenda sono proprio gli studenti». 

Anche in questo caso sotto accusa finisce il sistema. «Lo studente è tenuto a studiare, a fare gli esami e a laurearsi, non è tenuto a controllare che docenti e impiegati facciano il proprio lavoro. Gli unici responsabili degli esami e della loro registrazione sono i docenti: una volta era il registro cartaceo – scrive Filorosso – ora è il registro digitale, ma è sempre il docente a firmare». A complicare le cose sarebbe stato anche l’aumento di studenti ed esami. «Potremmo discutere a lungo – scrivono – sull’opportunità per l’Unical, lievitata nell’era Latorre, di triplicare studenti ed esami, ingolfando di fatto servizi e burocrazia, ma la riflessione è un’altra: nella transizione dal vecchio al nuovo sistema si è creata una forma di registrazione ibrida ampiamente tollerata da tutti, che è il limbo nel quale ora si è andata a infilare la magistratura. Il problema era noto a tutti da tempo, erano per primi gli studenti a segnalarlo: lo sapevano i rappresentanti degli studenti, i manager didattici, l’area didattica, i docenti, i corsi di laurea, la facoltà, ma non si è fatto nulla per risolverlo. L’università dovrebbe assumersi la responsabilità della propria disorganizzazione invece di costituirsi parte civile. Alla fine si dimostrerà che tanti fra gli indagati sono innocenti, ma nessuno li ripagherà dell’umiliazione subita». 

 

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