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LAMEZIA TERME – All’alba dell’11 gennaio scorso scattò l’operazione “Remake” eseguita dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile che dopo il clan Giampà (operazione “Cerbero”) ha mirato le indagini sulla cosca avversa dei Torcasio. Quattro erano stati gli arresti a gennaio per estorsione aggravata, ma tre finirono in carcere poichè Domenico Torcasio di 44 anni si rese “uccel di bosco” ed è ancora latitante anche se i carabinieri continuano a dargli la caccia ed a stanare anche eventuali fiancheggiatori. A distanza di meno di un mese sempre i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Lamezia diretto dal tenente Giuseppe Agresti, avrebbero ora chiuso il cerchio pure sui mandanti di quelle richieste estorsive al termine dell’attività investigativa condotta sempre dalla squadra investigativa speciale dei marescialli Farina e Marrapese operante contro i clan. Oltre a Nicola Gualtieri, 68 anni, e Giovanni Torcasio di 53 anni (già coninvolti nell’operazione “Remake”, in manette sarebbe pure finito Pasquale Torcasio di 44 anni, ritenuto personaggio di spicco dell’omonimo clan (fratello del latitante Domenico). Con l’operazione “Remake 2” i carabinieri del Nucleo operativo infatti avrebbero già eseguito altre 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere su richiesta della Dda di Catanzaro. Questi 3 ulteriori arresti sarebbero infatti stati eseguiti sulla base della prosecuzione delle indagini che ora avrebbero permesso di individuare i mandanti delle estorsioni riconducibili alla cosca “Cerra – Torcaiso – Gualtieri”. 

Estorsioni che sarebbero state commesse nel periodo 2010, 2011 e 2012. Estorsioni che si sarebbero verificate sempre mediante il prelievo di materiale edilizio senza che venisse pagato. Non sarebbero infatti mancate le intimidazioni appena la vittima delle estorsioni chiedeva il pagamento. Pasquale Torcasio , ritenuto il mandante delle estorsioni, (che sarebbero state commesse materialmente da Giovanni Torcasio e Nicola Gualtieri), sarebbe stato il vero destinatario di molti dei prelievi di materiale edile. Nelle carte dell’operazione “Remake 1” dell’11 gennaio scorso, infatti, già a Giovanni Torcasio gli era stato contestato anche di aver prelevato materiale edilizio per conto di Pasquale Torcasio pretendendo che le forniture fossero materialmente consegnate presso l’abitazione in costruzione dello stesso Pasquale Torcasio ubicata al quartiere Capizzaglie. Medesima contestazione al latitante Domencio Torcasio che avrebbe prelevato materiale edile anche per conto del fratello Pasquale per la costruzione della propria abitazione. I quattro coinvolti nell’operazione “Remake 1”, come si ricorda, in più occasioni avrebbero prelevato materiale edilizio dalle ditte degli imprenditori Giuseppe e Giovanni Chirico, padre e figlio, finiti sotto le “grinfie” del clan Torcasio che in 10 anni gli avrebbe estorto alla “Edilichirico e alla “Edilizia fratelli Chirico” 100.000 euro di materiale edilizio, pagato solo con qualche acconto. Nel caso in cui – secondo quanto emerso nel corso delle indagini e per quanto dichiarato dalle vittime delle estorsioni – gli imprenditori chiedevano il saldo non sarebbero mancate le minacce del tipo: «Non continuateci a chiederci i soldi che potreste avere dei seri problemi con l’attività». In particolare Domenico Torcasio (al quale gli viene contestato anche il prelevamento di 3 quintali di legna non pagati alla ditta Luciana Prezioso dalla quale avrebbe preteso pure l’assunzione) avrebbe prelevato materiale edile per eseguire lavori di costruzione o ristrutturazioni presso sue proprietà e anche appunto per conto del fratello Pasquale. A Giovanni Torcasio gli viene contestato il prelevamento di forniture di materiali edili negli anni che vanno dal 2001 al 2010. Ma pure un altro episodio del 27 novembre del 2012.
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