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VIBO VALENTIA – Si chiamano Bruno Domenico Moscato, di Vibo, e Gaetano Antonio Cannatà, di Vibo Valentia, i due destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip distrettuale Abigail Mellace ed eseguita stamani dai carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Vibo Valentia. Il primo, titolare di una tabaccheria sita nel quartiere Cancello Rosso, nel capoluogo di provincia, non era stato attinto dalla misura cautelare dello scorso novembre ma a lui gli uomini del tenente Marco Califano e del capitano Diego Berlingieri sono arrivati seguendo proprio quel primo filone dell’inchiesta “Insomnia” che la mattina del 24 novembre scorso aveva portato all’arresto di Salvatore Furlano, 46 anni, di Vibo Valentia, commesso in un notissimo negozio di abbigliamento nel centro di Vibo (nel quale sono stati trovati pizzini con frasi di affiliazione alla ‘ndrangheta e una pistola cal 6,35) già indagato più volte per usura ed estorsione; Damiano Pardea, 29 anni, di Vibo Valentia; lo stesso Gaetano Cannatà, 40 anni, di Vibo Valentia; Francesco Cannatà, 38 anni, pure di Vibo; Alessandro Marando, 38 anni, di Rosarno; Giovanni Franzè, 52 anni, di Stefanaconi, sorvegliato speciale e coinvolto in altre operazioni antiusura, destinatario nel 2012 di un provvedimento di sequestro del patrimonio ad opera della Dia per oltre un milione di euro.

Anche in questo caso la vittima è Giuseppe Sergio Baroni, ex agente di commercio di gioielli riciclatosi poi esercente di capi di abbigliamento, piombato, dal 2010, in uno dei peggiori incubi possibili: quello dell’usura (LEGGI L’OPERAZIONE). La nuova attività investigativa ha consentito agli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore distrettuale Camillo Falvo di fare emergere il ruolo assunto da Moscato il quale avrebbe fisicamente messo in atto una serie di condotte usurarie di una certa rilevanza, anche nella sua tabaccheria (LEGGI), espletando la propria azione a favore del clan Lo Bianco. Confermate, ed ulteriormente irrobustite, poi, le contestazioni a carico di Cannatà che fungeva da perno attorno al quale ruotava tutta l’attività illecita, essendo il tramite tra la vittima e chi materialmente erogava il denaro, si parla di decine di migliaia di euro, a tasso usurario.

Nel corso dell’inchiesta vennero rinvenuti pizzini evocanti formule di riti di affiliazione ma anche di benedizione di locali in cui svolgere la cerimonia. Il materiale, celato in una scatola di scarpe, fu trovato dai carabinieri nel corso di una perquisizione all’interno di un noto locale di abbigliamento di Vibo nel quale prestava servizio uno dei fermati dell’operazione “Insomnia”: Salvatore Furlano. I militari guidati dal tenente Marco Califano e dal Colonnello Daniele Scardecchia avevano anche scoperto due pistole, una calibro 6,35 con matricola cancellata e una giocattolo priva di tappo rosso.

 

 

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