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CUNEO – Lo hanno fatto inginocchiare e poi gli hanno sparato alla testa. Sembra essere stata una vera e propria esecuzione l’omicidio di Salvatore Germanò, un calabrese ex collaboratore di giustizia espulso dal programma di protezione dopo una condanna per usura. Scomparso da casa lo scorso 18 agosto, sono stati i suoi assassini a condurre i carabinieri che lo stavano cercando al suo cadavere, seppellito nella sabbia lungo il fiume Gesso, a Borgo San Dalmazzo, incappucciato e avvolto in un nylon.
Per la procura di Cuneo, che ha coordinato le indagini, ad ucciderlo – in concorso tra loro e con ruoli ancora da definire – sono stati un carabiniere in pensione dalla fine del 2013, Pantaleone Parlato, 53 anni, e il geometra Piergiorgio Alessandro Mandrile, 43 anni. 

Entrambi residenti a Borgo San Dalmazzo, dove la vittima si era stabilita con la sua famiglia, hanno orchestrato il delitto con la complicità di Vittorio Ierinò, un pregiudicato di 55 anni con precedenti per associazione mafiosa e reati connessi all’utilizzo di armi. Parlato e Mandrile – secondo la ricostruzione degli inquirenti – dovevano una grossa somma di denaro alla vittima, ex ‘ndranghetista di origini calabresi, che evidentemente non aveva mai messo fine alla sua attività illecita di usuraio. La svolta nelle indagini mercoledì scorso, tre settimane dopo la denuncia da parte dei suoi famigliari della scomparsa di Germanò, quando l’ex sottoufficiale dell’Arma Parlato è stato fermato mentre con un complice – risultato estraneo all’omicidio – stava per mettere a segno una rapina a Fossano, sempre in provincia di Cuneo.

I carabinieri erano al corrente dei rapporti tra l’uomo scomparso e Parlato, che di fronte al suo ex comandante, nella sua ex caserma, ha vuotato il sacco. «Lo abbiamo ucciso, andate a cercare il cadavere lungo il fiume», è stata la sua confessione. «Non ho avuto il minimo dubbio nell’affidare le indagini agli ex colleghi carabinieri di Parlato», sottolinea il procuratore della Repubblica di Cuneo, Francesca Nanni, che nel fornire i dettagli dell’operazione ha ringraziato l’Arma: «Sono stata ripagata con massimo impegno – precisa – e professionalità».

Sono state intanto estese a tutta l’Italia, e alla vicina Francia, le ricerche del terzo uomo – che si trovava agli arresti domiciliari – coinvolto nella vicenda.

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