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REGGIO CALABRIA – Facevano la “cresta” sulle imposte doganali, le tre persone operanti nel settore delle spedizioni individuate dai funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Reggio Calabria, dall’area antifrode della Direzione Interregionale per la Campania e la Calabria e dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria-ruppo Tutela Economia della città calabrese dello Stretto. Le ordinanze di applicazione degli arresti domiciliari sono state emesse, come anticipato dal Quotidiano lo scorso 17 novembre con articolo a firma di Giovanni Verduci (LEGGI L’ARTICOLO ORIGINALE), dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica di Palmi, nei confronti del titolare, di un dipendente e di un collaboratore di un’agenzia doganale di Reggio Calabria: per loro le accuse vanno dal falso in atto pubblico alla truffa aggravata. 

L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, s’inquadra nell’ambito di un’attività investigativa nata in seguito dei normali controlli effettuati sulla documentazione doganale redatta dagli spedizionieri. Dai controlli, secondo quanto si apprende, sarebbe emerso che il titolare di una società operante nel settore delle attività di sdoganamento della merce in arrivo sul territorio nazionale, attraverso una serie di artifici e raggiri, con l’ausilio di alcuni suoi collaboratori, oltre a truffare l’erario, aveva indotto in errore diverse società che, per l’assolvimento dei dazi doganali correlati, hanno pagato somme superiori al dovuto. Le indagini hanno consentito, inoltre, di appurare che le condotte tenute dal doganalista e dai suoi complici non erano dovute a errori materiali o a disattenzioni contabili, bensì si è trattato di una truffa che, mediante la falsificazione della documentazione connessa alle operazioni di sdoganamento, ha consentito agli arrestati, nel corso del tempo, di procurarsi un illecito profitto complessivamente contabilizzato in 311.066,34 euro, di cui 256.623,42 per mancato versamento dei diritti di confine. 

 

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