X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

UNA VERA E propria figuraccia, quella andata in onda nella puntata de “Le Iene” di giovedì scorso su Italia 1 nel corso del servizio “Quando un sindacato ti sfrutta invece di difenderti”.
Protagonista il segretario regionale della Fai Cisl di Basilicata Antonio Lapadula, tirato in ballo dal servizio di Nadia Toffa sulla denuncia di una famiglia di Senise.
In buona sostanza i fatti attengono al lavoro svolto da una giovane, Antonietta (oltretutto prematuramente scomparsa, per una malattia nel 2002, ndr), presso al sede locale del sindacato, a partire dal 1992.
Come hanno denunciato il padre e la sorella della ragazza, alla giovane non fu fatto un contratto di lavoro, nonostante l’attività regolarmente svolta, per cui i suoi primi otto anni di impiego presso la Cisl furono “a nero” e per di più anche sottopagati (percepiva – a detta della sorella Annamaria – un assegno da 300 mila lire ogni due mesi, a differenza del milione e duecento retribuito a un suo pari collega). Un vero e proprio paradosso per un sindacato.
I familiari della giovane, dopo la morte della ragazza, denunciarono il sindacato che è stato condannato al pagamento delle mancate retribuzioni con effetto immediato da una sentenza del 2011, per una somma che allo stato attuale ammonta a 140 mila euro.
Ebbene, la troupe di una delle più irriverenti trasmissioni del giornalismo di denuncia si è recata prima a Senise per raccogliere la denuncia della famiglia di Antonietta (cui era stata addirittura promesso un aiuto per i funerali e per la realizzazione di una cappella) e poi a Potenza per chiedere al segretario regionale come mai la Cisl condannata avesse “dimenticato” di risarcire i danni a quella famiglia.

Sarà stata la maestria del montaggio televisivo, o anche la insistenza delle domande della Toffa, o il tentativo maldestro del segretario di farsi suggerire le – poche, per la verità – risposte convincenti, fatto sta che l’immagine che ne è venuta fuori ha lasciato increduli i telespettatori e tutti quanti, fin da subito dopo la messa in onda del servizio, hanno inondato la rete di messaggi di disappunto e commenti di biasimo per l’immagine negativa diffusa in Italia del sindacato potentino.
Lapadula ha cercato di far capire che attende “atti ufficiali” e che si farà un ricorso rispetto alla sentenza che condanna la Fai Cisl, ma la motivazione addotta non è stata convincente, tanto da fornire l’assist alla giornalista per essere ancora più pungente. La Toffa si è spinta fino al ruolo del sindacato – ossia di tutela dei lavoratori – che in quel momento il massimo rappresentante territoriale decisamente non ha dato l’impressione di voler assolvere.
Ed ha consentito anche di portare a conoscenza dell’utenza cosa dica lo statuto della Cisl: ossia che ogni singola pendenza economica va risolta, non dalla sede centrale, ma da quelle territoriali. In altre parole, se le casse della Basilicata languono, ai debiti – come in questo caso – non si ottempera.
Oltretutto, Lapadula con l’insistente “non lo so”, in risposta alle domande della sua intervistatrice ha dato l’impressione di essere irriverente e del tutto indifferente rispetto al problema che gli veniva sottoposto, suscitando non poca antipatia in chi stava seguendo la trasmissione.
E dire che si tratta comunque del capo della Fai Cisl Basilicata che dichiara di non conoscere la vicenda perchè “a noi non è arrivato niente”, nonostante la giornalista replicasse che proprio il suo sindacato avesse fatto ricorso dinanzi alla sentenza sfavorevole.

Alla fine, ovviamente, la Toffa ha chiesto l’intervento del segretario nazionale della Cisl Annamaria Furlan e spiegazioni per il comportamento di chi rappresenta la sua sigla sul territorio.
Cisl regionale che – attraverso il suo ufficio stampa -non ha voluto fornire nessun commento, se non riservandosi una nota di intervento in merito nei prossimi giorni. Cosa decisamente strana.
Possibile che non si sia scelta una strategia comunicativa differente rispetto a quanto accaduto, dato che la troupe delle Iene è stata vista in giro a Senise fin dalla settimana scorsa e la giornalista ha intervistato il dirigente sindacale negli stessi giorni?
Perchè far esplodere il “caso” in maniera così fragorosa, suscitando l’indignazione del popolo della rete – dove il filmato è diventato virale – piuttosto che scegliere di “prevenire” le reazioni, spiegando in anticipo i contenuti del video e le motivazioni a suffragio non tanto della reazione sorprendente di Lapadula, quanto piuttosto del mancato pagamento di quanto dovuto alla povera Antonietta?

a.pecoraro@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE