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POTENZA – Le dichiarazioni attribuite al vice segretario regionale del Pd, Arduino Lospinoso, e da questi prontamente smentite, sono un ulteriore – tangibile – segno di un degrado politico a cui tanti stanno dando un deciso contributo. Non si può fare a meno, tuttavia, di sottolineare come 334868l’ignoto autore della mail abbia toccato temi e persone importanti nel dibattito politico di questi giorni. Il problema del “valore” delle informazioni di garanzia, del limite dei mandati nella rappresentanza politico-istituzionale, delle nomine nelle Asl e di un rinnovamento più incisivo meritano, comunque, qualche riflessione.
Partiamo dalle informazioni di garanzia che, come tutti sanno, hanno perso ben presto il valore garantista (appunto!) per assurgere a vero e proprio elemento di accusa a carico di chi le riceve. Il legislatore avrebbe voluto che tale atto (segreto, lo ricordo) servisse a far conoscere all’indagato che è stato aperto un fascicolo nei suoi confronti e consentirgli, quindi, di difendersi nel modo ritenuto più opportuno. Al di là delle strumentalizzazioni che spesso portano a condanne anticipate e a processi mediatici, ritengo che la valutazione dovrebbe essere di natura diversa, ovvero non giuridica, ma con un forte richiamo ad un’etica sempre più invocata che praticata. Purtroppo i partiti stentano a darsi regole comportamentali e / o codici etici e, quando le hanno, hanno difficoltà a farle rispettare, in un mondo in cui le regole sono molto meno apprezzate delle eccezioni.
Non so se la vicenda giudiziaria che ha investito l’assessore Restaino sia comune ad altri politici del Pd o di altri partiti, ma se così fosse sarebbe giusto un passo indietro da parte di tutti: per dare un segnale positivo alla gente, sempre più distante dalla politica, e per evitare che l’attività pubblica venga condizionata dalle vicende giudiziarie. E tuttavia non posso fare a meno di rilevare la politicizzazione oggettiva del processo penale registratasi nell’ultimo ventennio. Il che ha comportato che l’opinione pubblica si sia affidata al potere giudiziario quasi in una sorta di supplenza degli altri poteri sottoposti al controllo di legalità. Ciò non è giusto e può avere, come è già stato in un recente passato, effetti controproducenti.
Ecco perché la politica deve riacquistare credibilità attraverso comportamenti virtuosi e regole comportamentali spesso da riscrivere. Il problema del numero dei mandati è anch’esso rilevante per una classe politica troppo “professionista” e disabituata al lavoro normale. Esistono delle regole interne ai partiti che, però, quasi sempre soggiacciono ad interpretazioni di comodo o ad eccezioni rilasciate con eccessiva facilità. Il nuovo Statuto regionale (e poi la legge elettorale che ne seguirà) mi auguro porti alla individuazione del doppio mandato quale limite massimo. Il che significa, ancora una volta, come la politica non sia in grado – se non in presenza di esplicite norme di legge – di dotarsi di regole “interne” da rispettare e far rispettare. Spesso, le commistioni tra incarichi pubblici ed attività privata (di carattere professionale) vi sono e sono tali da mortificare la normale concorrenza. Fatti non episodici su cui è giusto vi sia la massima vigilanza (e almeno qualche giudizio di non condivisione).
Approfitto di questa opportunità per allargare il discorso a qualche tentativo che si sta facendo (vi sono anche proposte di legge in tal senso che giacciono in Parlamento) per escludere la possibilità che i parlamentari svolgano anche un’attività privata. Sul punto è bene essere chiari: il legislatore nazionale ha poteri tali da incidere, con le proprie scelte, anche sulle attività private (come le fortune personali di alcuni avvocati di Berlusconi chiaramente dimostrano). Il rischio, tuttavia, è che – limitando l’accesso alle cariche pubbliche ai dipendenti o ai nullafacenti – si avrebbe una classe politica sempre più depauperata del patrimonio conoscitivo che solo chi ha lavorato può apportare, con il rischio di aggravarne la “professionalizzazione”. Ritengo che i problemi della politica, soprattutto in Basilicata, siano ben altri e che l’eventuale “estensione” di una norma del genere ai consiglieri regionali sarebbe del tutto controproducente.
Il contributo di ciascuno di noi può essere valutato attraverso l’attività, l’impegno e la competenza che ognuno mette in campo: la legge regionale definita “Anagrafe Pubblica degli eletti…” può divenire un importante strumento conoscitivo. Alla “nuova” giunta regionale (a cui mi auguro che l’assessore Mazzocco possa continuare a dare il proprio significativo apporto) è affidato un compito fondamentale: il rilancio della Basilicata che deve, finalmente, essere in grado di esprimere tutte le proprie grandi potenzialità.

Alessandro Singetta

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