X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Con un’operazione dei finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria è stata disarticolata un’associazione a delinquere che percepiva finanziamenti pubblici in modo illecito. Coordinata dal sostituto procuratore di Palmi Enzo Bucarelli, l’inchiesta trae origine da accertamenti eseguiti nei confronti della società “Il Corriere Group S.r.l.”, destinataria di finanziamenti pubblici per la realizzazione di uno stabilimento industriale proprio nei pressi del porto di Gioia Tauro. Le persone denunciate sono 13 di cui 6 colpite da un’ordinanza di custodia cautelare. I reati contestati sono la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta, frode fiscale continuata e riciclaggio. 

In particolare, due persone sono finite in carcere ed altre quattro ai domiciliari. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palmi, Fulvio Accurso, che ha accolto la richiesta del procuratore Giuseppe Creazzo e del sostituto Enzo Bucarelli. Alle sei persone arrestate vengono contestati i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta, frode fiscale continuata e riciclaggio di proventi da attività illecita.

IL SOCIO OCCULTO E LE COSCHE – In carcere sono finiti Michele Caccamo, di 55 anni, e Domenico Pepè (59). Sono stati posti ai domiciliari Anna Maria Guzzi, di 51; Ferdinando e Salvatore Pepè, di 30 e 31, e Rocco Castagna, di 47. 

Sarebbe Domenico Pepè, ritenuto dagli investigatori affiliato alle cosche Piromalli-Molè di Gioa Tauro e Rosarno, il socio occulto della società “Il Corriere Group srl” al centro dell’operazione dal comando provinciale della Gdf di Reggio Calabria. La società, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe realizzato una truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta, frode fiscale continuata e riciclaggio di proventi da attività illecita. Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Palmi. Domenico Pepè, 59 anni, è conosciuto come Mimmo ed è pregiudicato per associazione mafiosa. 
In passato è stato ritenuto responsabile di tentativi di estorsione alla Medcenter Container Terminal spa con la richiesta di una tangente di 1,5 dollari a container movimentato nel porto di Gioia Tauro. Nell’indagine sono finiti anche i figli Salvatore e Ferdinando Pepè, e Rocco Castagna, in passato prestanome del pregiudicato

Sarebbe Domenico Pepè, ritenuto dagli investigatori affiliato alle cosche Piromalli-Molè di Gioa Tauro e Rosarno, il socio occulto della società. Pepè, 59 anni, è conosciuto come Mimmo ed è pregiudicato per associazione mafiosa. In passato è stato ritenuto responsabile di tentativi di estorsione alla Medcenter Container Terminal spa con la richiesta di una tangente di 1,5 dollari a container movimentato nel porto di Gioia Tauro. Nell’indagine sono finiti anche i figli Salvatore e Ferdinando Pepè, e Rocco Castagna, in passato prestanome del pregiudicato

IL MECCANISMO DELLA TRUFFA – Le prove raccolte avrebbero permesso di ipotizzare la sussistenza di un sodalizio criminale costituito al fine di commettere reati di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta e frode fiscale continuata”, il tutto nell’ambito della gestione della società Il Corriere Group S.r.l. e avvalendosi di altre imprese “cartiere”. In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, la società Il Corriere Group Srl avrebbe tratto in inganno il ministero dello Sviluppo economico riuscendo a percepire contributi, a carico del bilancio nazionale, per complessivi 1.204.899 euro, a fronte di un importo concesso in via provvisoria pari a 1.338.879 attraverso l’interposizione fittizia di alcune ditte, l’uso di fatture per operazioni inesistenti servite per gonfiare a dismisura le spese del programma d’investimenti finanziato ai sensi della legge 488/92, la produzione di documentazione bancaria attestante falsamente i pagamenti delle spese esposte a consuntivo del programma medesimo, il rilascio di false autocertificazioni attestanti la regolarità della documentazione di spesa e gli stati di avanzamento dei lavori, nonchè la compiacenza del Tecnico incaricato dalla Banca Concessionaria per la redazione della relazione sullo stato finale del programma d’investimenti. L’erogazione dell’ultima quota, “a saldo”, è stata bloccata grazie dalla Finanza che ha attivato le procedure per il recupero dei finanziamenti. Il giro di fatture per operazioni inesistenti individuate è stato quantificato in 4.101.329 euro e con correlata Iva pari a 811.879 euro.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE