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POTENZA – L’Organizzazione lucana ambientalista ha coniato per lui un nomignolo d’eccezione. Lo chiamano il professore delle ceneri perchè sostiene che i termovalorizzatori siano insostituibili in un ciclo moderno per lo smaltimento dei rifiuti. Salvatore Masi è un professore associato dell’Università della Basilicata. Insegna ingegneria sanitaria-ambientale ed è l’autore assieme al capo dell’Ufficio ambiente Antonio Santoro del Piano provinciale per i rifiuti approvato nel 2008. Con Vincenzo Sigillito, Franco Pesce e Ferruccio Frittella si è occupato anche del Piano regionale tutela acque approvato nel 2004. Il suo è un parere che conta dalle parti di via Anzio ma non solo. A gennaio dell’anno scorso è stato lui a tranquillizzare l’assessore all’ambiente del tempo, Vincenzo Santochirico, e per suo tramite l’intera cittadinanza sulle analisi delle acque dell’invaso del Pertusillo, dopo l’ennesima denuncia di Maurizio Bolognetti, che gli costa ancora un processo davanti al Tribunale di Potenza. Si diceva: «L’acqua è inquinata». Salvatore Masi ha tranquillizzato: «Parametri di contaminazione da scarichi civili estremamente bassi». Quindi non solo “professore delle ceneri”, ma anche professore delle acque. Le ceneri però sono proprio un affare di famiglia, tant’è che il fratello Rocco è nella società che per anni si è occupata di smaltire quelle prodotte dai forni del termovalorizzatore Fenice.
La ditta intorno a cui ruotano queste strane relazioni parentali è sempre la Ecological services di Vitalba. Nell’inchiesta della procura della Repubblica di Potenza sul disastro ambientale nell’area di San Nicola c’è finita perchè Vincenzo Sigillito, tra le altre cose, è accusato di aver rivelato informazioni sull’indagine parallela avviata dalla procura della Repubblica di Melfi a uno dei suoi soci, Donato Moscariello, che tra le altre cose (oltre alle ceneri) si occupa anche dei rifiuti di Melfi, Rionero, Atella, Lavello e Venosa, tutti comuni che conferiscono a Fenice.
Che uscissero informazioni privilegiate dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente emerge almeno da un altro episodio scoperto dagli inquirenti. La cosa stona non poco col fatto che l’inchiesta si fonda sulle informazioni che invece per anni sono rimaste nascose, ma qui si parla di canali particolari. Come quando un tecnico ha scoperto che Fenice non aveva rispettato alcune prescrizioni sull’altezza della barriera installata per la messa in sicurezza della falda. Giampiero Summa è diventato un testimone chiave dell’inchiesta perchè quando è iniziato a squillare il suo telefono personale ha chiesto al responsabile di Fenice dall’altro lato della cornetta chi gli avesse dato quel numero, poi è andato dai carabinieri a denunciare la collega Maria Pia Vaccaro. Summa ha un ruolo anche nell’episodio su cui gli inquirenti si sono concentrati con maggiore attenzione, che è quando Moscariello è entrato nell’ufficio di Sigillito dove l’ex direttore dell’Arpab gli avrebbe mostrato i quesiti che erano stati sottoposti all’Agenzia dalla procura della Repubblica di Melfi, o dalla polizia provinciale (questo nemmeno gli inquirenti l’hanno capito, ndr), insomma da quelli che in quei giorni minacciavano di far chiudere l’inceneritore. Fino a qualche minuto prima Summa era in quella stanza per preparare delle risposte. Lui la chiama «una relazione per la Procura» (vedi intercettazione nel box a fianco, ndr), e ne parla con una persona subito dopo.
I militari hanno scoperto che Moscariello aveva «interessi economici» nella faccenda e il gip considera quella fuga di notizie come un’indice allarmante della capacità di inquinamento probatorio di Sigillito. I militari hanno scoperto anche i soci della Lucana Services di Atella e la sorpresa sta proprio quì. Tra di loro c’è il figlio del pm di Melfi che si stava occupando del caso, e aveva secretato gli atti posti in visione a Moscariello. In più il fratello del professore che ha disegnato il piano provinciale dei rifiuti imperniato su Fenice da una parte e dall’altra la discarica di Pallareta. Le due vicende al centro dell’inchiesta della Procura di Potenza.
«La politica arriva ovunque». Commenta sconfortato Summa quasi un mese dopo. Ha dovuto scrivere una nota a difesa dell’operato di Sigillito cercando di infilarci qualcosa di vero senza farsi scoprire dal capo (vedi seconda intercettazione nel box a fianco, ndr). «Stanno entrando una serie di cose e si vengono a lamentare sempre con noi». I suoi colleghi gli danno del «servo del padrone», ma è pulito. Sono gli altri che prima o poi dovranno dare spiegazioni.

lama

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