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Si è svolta ieri presso la Commissione Ambiente della Camera dei deputati la seconda giornata di audizioni informali organizzate nell’ambito della discussione delle risoluzioni Margiotta e Zamparutti relative al termovalorizzatore di Melfi. In particolare sono state auditi il Comitato “diritto alla salute” di Lavello, le principali associazioni ambientaliste operanti sul territorio lucano (Legambiente, Movimento Azzurro, WWF, Movimento no OIL; la Ola, pur convocata, ha preferito non partecipare), nonché l’Istituto Superiore di Sanità. Nelle prossime sedute saranno ascoltati Ispra, esperti di ingegneria sanitaria ed ambientale, la società di gestione dell’impianto, la Regione Basilicata e il Ministro dell’Ambiente.

“È ancora presto per giungere a conclusioni – afferma Salvatore Margiotta, Vicepresidente della Commissione Ambiente e primo firmatario della risoluzione Margiotta-Realacci – in attesa delle audizioni degli ulteriori soggetti; ciononostante è possibile svolgere alcune prime riflessioni, alla luce di quanto emerso ieri. Intanto mi preme esprimere un plauso per i Comitati e le associazioni presenti ieri in Commissione: tutti hanno svolto considerazioni critiche e preoccupate, ma ciascuno ha lavorato con spirito costruttivo, concreto, al di fuori di furori ideologici e con l’unico obiettivo di contribuire alla difesa dell’ambiente e della salute dei lucani.

L’impianto Fenice è, di fatto, un impianto di medio-piccole dimensioni, non paragonabile ad altri presenti sul territorio nazionale; secondo quanto riportato dalla dottoressa Loredana Musmeci, Direttore del Dipartimento Ambiente dell’Istituto Superiore di Sanità, uno studio compiuto dall’Istituto tra il 2005 ed il 2008, ha mostrato che la qualità dell’aria nella zona è rimasta quella tipica di aree rurali, paragonabile a quella dei Monti Simbruini. Ciononostante, l’inquinamento della falda, causato quasi certamente dalla rottura di una vasca di accumulo liquami e della rete di adduzione della stessa, e consistente essenzialmente nella presenza di mercurio con concentrazioni ben superiori alla soglia limite, ha destato e desta grandi preoccupazioni ed ha portato ad ipotizzare il disastro ambientale. Emergono dunque carenze evidenti nella gestione dell’impianto, e insufficienze e opacità, per usare le parole del collega Realacci, nel sistema dei controlli, che non ha funzionato a dovere. Inoltre, come sottolineato dal Comitato per il Diritto alla salute, la mancanza di un registro tumori debitamente aggiornato, e l’assenza di studi epidemiologici esaurienti, che tengano conto anche delle patologie cardiorespiratorie, e non solo delle neoplasie, non consente di escludere effetti concreti sulla salute dei cittadini. La Regione, che proprio ieri, in questa direzione, ha convocato il tavolo della trasparenza, ha dunque un compito importante da svolgere, in tempi i più rapidi possibili: disporre un sistema di controlli ambientali efficiente e trasparente, di cui i cittadini tornino a fidarsi e, contemporaneamente, impegnare fortemente l’Istituto Superiore di Sanità, che ieri in Commissione si è detto disponibile, ad effettuare un nuovo studio aggiornato che dica parole chiare e definitive sugli eventuali effetti sulla salute dei cittadini lucani prodotti dall’impianto, sia nella situazione di funzionamento virtuoso che nei casi, quali quello dello sversamento in falda, di incidenti e guasti. La Commissione, da parte sua, ha intenzione di impegnare il Governo nazionale a fare la propria parte, anche al fine di utilizzate il caso Fenice per giungere a definire protocolli per i controlli validi su tutto il territorio nazionale, stabilendo una soglia minima di prestazioni di monitoraggio ambientale che sia la stessa in ogni regione”.

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