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MATERA – Ci si sente un po’ in colpa ad interrompere il pranzo di Andrea Sansone. In quei pochi minuti dedicati ad un piatto caldo, l’artigiano di origini materane al lavoro sul Carro trionfale che il prossimo 2 luglio verrà assaltato come tradizione prevede, Sansone forse avrebbe tentato di recuperare qualche minuto di relax e di sonno rubato alla notte.
Anche nel corso di quella appena terminata ha lavorato nel capannone della fabbrica del Carro, a pochi passi dalla chiesa dedicata a Maria Santissima Annunziata, la Madonna della Bruna.
Solo uno sguardo distratto può credere che in quel grande locale ci sia confusione e non, invece, un progetto in corso che riesce incredibilmente ad unire religione e laicità, devozione e folclore, colore e atmosfera.
Putti, statue, cornici, cariatidi lo osservano immobili pronte a farsi modellare, dopo essere state immaginate e disegnate, per affrontare la furia popolare che la sera del 2 luglio ne farà trofei portafortuna.
Gli angeli grandi saranno 9, le statue del tema centrale saranno 6, 15 angioletti piccoli e tanto, tanto altro.
«I tempi? Non sono in ritardo, ma bisogna sempre stare attenti. Il carro di quest’anno avrà più elementi – spiega Sansone che si muove nella fabbrica in cui negli ultimi tre anni vive quasi stabilmente – L’anno scorso ero partito senza una squadra, ma ci tenevo a fare di nuovo il carro, era una rivincita». Quest’anno il gruppo è forte, unito e si è ritrovato intorno al progetto 2015: Danilo Barbarinaldo, Mario De Ruvo, Giuseppe Falciolo, Antonio Ruscigno e Giuseppe Montemurro.
Il carro è passione, fatica e soprattutto devozione non solo per la Madonna ma anche per la città, per la sua storia e lo dimostra l’impegno di questi uomini, già impegnati in altre attività ma coinvolti nel tempo libero in questo grande progetto.
Il Carro avrà i colori di Giorgio Graesan, leader di un’azienda lombarda che nel settore unisce creatività, professionalità e storia. Un binomio che con Sansone funziona quasi in simbiosi naturale.
La scommessa di quest’anno appartiene in modo più profondo alla spiritualità dell’autore, ad un rapporto emotivo più forte, nato quasi per caso la sera del 2 luglio dell’anno scorso.
E’ lo stesso Sansone a raccontarlo. «Alla fine dei tre giri in piazza San Francesco, ero pronto a togliere le luci dal Carro. I componenti del Comitato, invece, mi chiesero di aiutarli a togliere la statua della Madonna per portarla all’interno della chiesa. Non l’avevo mai toccata, avevo paura – ricorda – Provo a prenderla insieme ad Antonio Nicoletti ma era pesantissima. Mi sono piegato e ho guardato in alto. era la Madonna della Bruna e dopo qualche minuto era leggerissima e l’abito era morbidissimo. I carri del 2013 e 2014 erano per la festa, questo è per la Madonna».
Racconta la vicenda di Gianfranco Del Vecchio, della sua scomparsa, dell’incontro con la madre. Emozioni molto forti che hanno consolidato ulteriormente il rapporto con “la pancia” di una città come Matera.
Mentre lo racconta, Andrea Sansone si muove attorno a questo Moloch che fra qualche mese percorrerà in tutta la sua imponenza le strade della città.
Alle pareti ci sono i disegni, gli appunti, le cifre, i volti e le parole che in questi mesi hanno preso vita e sono diventate statue, decori, cornici, angeli.
Proprio questi ultimi avranno una caratteristica molto particolare: nessuno è stato realizzato nella stessa posizione. Lo dimostrano i numeri in codice che ne distinguono uno dall’altro, riportati sul disegno del bozzetto.
In questi mesi, quando ancora non sapeva che si sarebbe aggiudicato anche quest’anno la realizzazione del Carro trionfale, ha azzardato. Ha affittato un piccolo locale, chiamato i componenti del gruppo, messo a disposizione stampi e carta. «Cominciate a fare putti e cherubini – ha detto Andrea – così non perdete la manualità. Nella peggiore delle ipotesi avrebbero prodotto dei manufatti. Ne hanno fatti molti e li stiamo usando per il Carro – ammette soddisfatto.
Le piume che comporranno una realizzazione di straordinario impatto sono state realizzate una per una. «Ne hanno preparato circa 120 coppie». Il lavoro non si è fermato e a chi sospetta che si tratti di opere già realizzate altrove, risponde che l’attività è perennemente documentata anche in video.
Poche ore prima del nostro incontro, Andrea ha finito di lavorare (alle sei del mattino) alla robiana, una cornice circolare molto bella, con particolari che mostrano una lavorazione meticolosa. Ne va fiero, come di tanti altri aspetti, della motivazione che quest’anno lo ha portato anche da don Stefano Guidi, un sacerdote di Agrate, centro in cui vive con la famiglia e che gli ha consigliato di leggere Evangelii gaudium di Papa Francesco, un viatico cui Sansone ha spesso fatto ricorso. «Ormai ha le pagine consumate – ammette. Prima di decidere di partecipare al bando ho chiamato mia moglie che era rimasta ad Agrate. Abbiamo parlato per un’ora e le ho spiegato perchè volevo fare il Carro anche quest’anno».
Il lavoro deve andare avanti. Provare ad osservare la struttura e immaginarla al centro delle luminarie del 2 luglio è difficile, ma non impossibile. Andrea Sansone ci riesce già, tutti i giorni.

a.ciervo@luedi.it

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