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POTENZA – C’è tempo fino a martedì per poter procedere ancora, ma almeno per ora le trattative tra Fiat e sindacati per la nuova contrattazione restano bloccate. E c’è anche il rischio che il banco salti nonostante questa invocata “pausa di riflessione” per valutare il da farsi. La questione in effetti non è molto semplice. A Torino si sta decidendo cosa fare sia dal punto di vista degli aumenti salariali sia, soprattutto, in merito al cosiddetto premio “una tantum” stabilito sulla base della produttività. La rottura sindacale si muove su una cifra davvero minima: la Fiat ha proposto 200 euro da aggiungere ai dipendenti Fiat e Cnh Industrial, ma per i sindacati sarebbe meglio alzare a 290 euro. Una proposta che per la Fiat è irricevibile. A margine dell’incontro gli esponenti sindacali avevano chiaramente parlato di «atto di reciproca responsabilità» sulla questione pausa di riflessione: lo scopo era proprio evitare una rottura definitiva. Ovviamente agli incontri non ha partecipato la Fiom. 

«Siamo tecnicamente in rottura di negoziato – ha osservato per la Fismic il segretario generale, Roberto Di Maulo – l’azienda ci ha chiesto una pausa di riflessione che non si nega a nessuno, soprattutto se è breve». «Restano distanze significative sull’entità dell’una tantum, ma c’è stato un atto di estrema responsabilità reciproca per trovare una soluzione”, ha ribadito per la Fim il segretario nazionale Ferdinando Uliano, mentre per Eros Panicali della Uilm «le parti devono ora considerare le due posizioni avvicinabili». 

«La pausa di riflessione fino a martedì servirà a verificare se ci sono i margini per conciliare la proposta Fiat con la proposta dei sindacati», ha aggiunto il segretario generale dell’Ugl Metalmeccanici, Maria Antonietta Vicaro sottolineando che «sulla parte normativa, invece, c’è un accordo di massima, mentre il tema dell’inserimento del sistema Wcm per il 2015 verrà approfondito dal prossimo ottobre. Ci auguriamo che ci sia il massimo sforzo – conclude – per arrivare ad un accordo ragionevole, che è nell’interesse sia dei lavoratori che dell’azienda».

Quei 390 euro proposti dai sindacati dovrebbero arrivare non solo ai lavoratori, ma anche alla parte di cassintegrati ancora all’interno del gruppo Fca. In pratica si tratterebbe di 28 euro lordi in media al mese, che si aggiungono ai 40 una tantum del 2013. L’aumento, quindi, sarebbe di circa 68 euro lordi al mese. Questo per il 2014, perché nel 2015 bisognerebbe aumentare nuovamente la quota di 65 euro al mese e pareggiare quella quota che Federmeccanica ha concesso ai dipendenti delle aziende che sono rimaste in Confindustria a differenza di Fiat.

Dunque il rischio è che se non si trovi una soluzione martedì potrebbero saltare tutti gli accordi. Ovviamente a spesa degli 86mila dipendenti italiani, compresi quelli dello stabilimento Sata di Melfi. 

SOLO JEEP VA BENE – Meno 11,03%, è il dato sulle vendite delle auto Fiat a maggio in Italia. Il gruppo di Marchionne infatti ha immatricolato a maggio in Italia 36.720 vetture. E questo ha avuto ricadute anche in termini di mercato. La quota infatti è calata al 27,9% rispetto al 30,16% dello scorso anno. Ma è da inizio anno che le cose vanno maluccio: nei primi cinque mesi del 2014 ha immatricolato oltre 177 mila vetture, con una flessione dell’1,32% rispetto allo stesso periodo del 2013.
Solo il marchio Jeep è in notevole rialzo. A maggio sono state immatricolate 900 auto, ovvero il 70,5% in più rispetto alle 525 dell’anno scorso. Se questo è il mercato c’è da stare attenti.

 

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