X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

«CARI Giovanni, Antonio, Marco due cose voglio dirvi: innanzitutto che non sarete soli nel proseguire la vostra legittima lotta per riaffermare il diritto al lavoro. Con voi i vostri compagni di lavoro, la Fiom, e tanti e tante che in Italia continueranno ad esprimervi il proprio sostegno, a partire da me e da Sinistra Ecologia Libertà». Inizia così il messaggio di Nichi Vendola, presidente di Sel ai tre operai della Fiat di Melfi. «Ed è inoltre ammirevole – prosegue il leader di Sel – il vostro senso dello Stato nel voler rispettare una sentenza così amara per voi. Date una lezione di dignità a quei tanti potenti che ogni giorno, fuori e dentro le aule di giustizia in modo sprezzante si rivolgono ai Poteri dello Stato». Di diverso tenore il commento del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi: «La sentenza di Melfi ci dice che dobbiamo sempre aspettare la conclusione di un procedimento, evidentemente quello che è successo quantomeno presenta caratteri controversi che hanno dato origine a diverse sentenze». Continua il ministro con un monito: «Mi auguro che, al di là del percorso giudiziario, le organizzazioni rappresentative dei lavoratori vogliano tutte, insieme all’azienda, concorrere a un clima positivo evitando in ogni modo, qualunque sia stato il comportamento di quei lavoratori, forme di conflittualità minoritarie. Non deve mai succedere che una minoranza di lavoratori impedisca alla maggioranza di lavorare». «Dispiaciuto» il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: «E’ una vicenda molto triste che mi suggerisce che non bisogna mai usare la via giudiziaria – ha detto il leader sindacale – Quella sindacale, quella relazionale, quella partecipativa e quella del confronto è l’unica strada sicura per i lavoratori». Chi è «indignato e perplesso» è il segretario della Fiom Basilicata, Emanuele De Nicola : «Alcuni giorni fa – ha continuato il segretario – abbiamo depositato ricorsi individuali contro i licenziamenti e altrettanto faremo andando in appello contro questa decisione». Sulla possibilità che i tre lavoratori siano nuovamente licenziati, il sindacalista sottolinea: «In teoria la Fiat può farlo, interpretando ancora una volta una sentenza. C’è da aspettarsi di tutto. Noi abbiamo prodotto foto, sms, tabulati telefonici e testimonianze che hanno fatto emergere le incongruenze delle contestazioni e delle testimonianze Fiat. In questo modo dovremo prolungare la discussione per fare chiarezza». Durissimo il commento del sindacato filo-azienda Fismic, nell’occhio del ciclone dopo gli audio che certificano la presa di distanza di molti iscritti dalla linea intransigente nei confronti dei tre licenziati: «Certo – scrive il segretario generale Roberto Di Maulo – coloro che hanno chiesto la solidarietà alle più alte cariche dello Stato e alle più alte cariche della Chiesa Cattolica italiana, ora dovrebbero avere il coraggio di chiedere scusa al presidente Napolitano». Chi si rallegra per la «verità» processuale è uno dei legali dell’azienda, Francesco Amendolito: «Dopo circa un anno di istruttoria – continuano – e ben 26 testimoni ascoltati, è stata appurata la verità materiale e giuridica sui fatti che si sono verificati nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2010, e soprattutto che la Sata non ha mai posto in essere comportamenti persecutori e antisindacali nei confronti della Fiom-Cgil». In serata anche il commento del presidente del comitato centrale della Fiom-Cgil Giorgio Cremaschi: «È dura ma bisogna andare avanti continuando a lottare, a non mollare, a non arrendersi di fronte a un’ingiustizia che che cerca di legittimarsi solo con la propria enormità».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE