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POTENZA – Il rettore dell’università della Basilicata, Mauro Fiorentino, vede nero. A meno che il Governo non decida di invertire la rotta. Perché a rischio non c’è solo l’Unibas, ma tutti gli atenei del Sud. Fiorentino il suo appello al prossimo ministro dell’Istruzione lo rivolge durante la prima riunione del Forum delle Università del Mezzogiorno svolto ieri a Roma nella sede della Svimez.

Al centro c’è tutta la legge 240 del 2010, che sostanzialmente riforma quasi per intero il sistema universitario, a partire dal nuovo statuto per arrivare ai metodi e alle cifre di ripartizione del fondo di finanziamento ordinario. Ora, stando a quanto dice Fiorentino l’attuazione di questa legge porterebbe al «blocco totale degli atenei del Sud e ad una nuova e massiccia migrazione di cervelli verso il Nord». Oltre al danno, la beffa. Perché stando a Fiorentino l’attuazione della legge porterà ad uno «spostamento di migliaia di studenti, di 300 docenti e di cento milioni di euro ogni anno dal sistema universitario meridionale a quello settentrionale». Uno “scippo” costruito a colpi di legge e di decreti per l’attuazione della legge 240. Ed è uno scontro impari per le università del Sud, così come ribadisce lo stesso Fiorentino perché «fino a questo momento i problemi del Meridione non hanno trovato un’adeguata percezione nelle linee programmatiche del governo, come più volte ricordato al ministro Carrozza.

I vari decreti hanno portato a rimarcare le differenze tra il Sud e il Nord, in diversi modi, dalla ripartizione della quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) alle modalità di turn-over dei docenti e dei ricercatori, passando per un devastante taglio dei trasferimenti». Insomma, il rettore dell’Unibas dice cose note e anche chiare: c’è un considerevole gap nella ripartizione dei fondi all’università, gap che il giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico, a gennaio di quest’anno, era stato anche ribadito.

Tant’è che Fiorentino in quella occasione ribadì chiaramente che senza i 10 milioni di euro versati ogni anno dalla Regione sfruttando le royalties a quest’ora in Basilicata l’università avrebbe chiuso i battenti.

Il rettore dice quello che quasi tutti i rettori di atenei meridionali ribadiscono da quanto si è cominciato a discutere di riforma universitaria: non ci sono abbastanza soldi per tenere in piedi l’intero sistema mantenendo standard elevati. E ovviamente tutto questo si tradurrà nei prossimi anni in una emigrazione di massa dei ragazzi.

Fiorentino parla di «Un nuovo capitolo della forzata migrazione meridionale, quella del “tocco”, dopo quella delle braccia e dei cervelli, che oggi colpirà matricole e docenti.

La quota premiale sarà la parte principale del Ffo, ma difficilmente con i criteri attuali potrà andare al Sud. Solo per fornire qualche dato, delle 53 università che dovrebbero avvantaggiarsene, 21 sono nel Mezzogiorno (vi studiano circa 500 mila studenti, il 33 per cento del totale) e, se nulla cambia nei criteri di ripartizione, c’è il rischio che 100 milioni ogni anno passeranno dal Sud al Nord: per sostenere il sistema, gli Atenei meridionali dovrebbero aumentare le iscrizioni di circa 30 mila studenti ogni anno, ovvero una quota fantascientifica.

Aumentare le tasse agli iscritti, la Basilicata ha una delle tassazioni più basse in Italia, non può essere però una comoda scappatoia in questo momento di crisi. A pesare sul Mezzogiorno c’è anche il blocco delle assunzioni: nel 2012 il Sud ha perso 766 unità di personale, e le norme permettono solo 78 nuovi ingressi (rispetto ai 185 del Nord su 605 cessazioni). La stima porterebbe a una migrazione di media di circa 300 docenti e ricercatori ogni anno».

«Una “distrazione” della politica, che rischia di far pagare la crisi al Mezzogiorno e di mortificare i suoi giovani. Servono quindi dei correttivi ai decreti attuativi, valutando gli Atenei non per i meriti passati che favoriscono il Nord, ma sui risultati che ogni struttura raggiunge: ma forse il sistema universitario in questo momento non ha al suo interno alcuna possibilità di imporre questa strada».

v. p.

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