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POTENZA – Se li è presi tutti i fischi dei lavoratori Luciana Coletta. Si è presa fischi e contestazioni quando da quando è spuntata in piazza prefettura. Il suo scopo era quello di discutere con gli operai, in realtà nessuno di loro aveva intenzione di parlare con lei.

«Dov’è il tuo comitato?» urlano gli operai «come mai sei sola? Noi non ci vogliamo parlare con te, hai costruito l’intera campagna elettorale contro di noi e adesso cerchi il dialogo? Puoi solo andare via». Non c’è tempo per discutere, fischi e urla sovrastano qualsiasi tipo di dialogo. Gli animi si riscaldano ma nulla degenera. Certo bisognerebbe capire perché la Coletta prima, a nome del comitato Aria Pulita, in un comunicato «esprime le proprie congratulazioni al pool dei magistrati e al Noe  di Basilicata per l’attività di controllo. Si ringrazia la Procura della Repubblica, per la richiesta di chiusura dell’impianto che in questo modo ha riconosciuto, finalmente, il diritto alla salute dei cittadini di Potenza rispetto al profitto dell’imprenditore» e poi cerca la discussione con gli operai. «Riteniamo che prima di affrontare nuovi e ulteriori costi di adeguamento della Ferriera – continua il comunicato – ci si ponga davanti al problema politico della sua delocalizzazione».

Ed ecco un’altro aspetto che fa molta paura agli operai, la delocalizzazione degli impianti, visti più come un fatto politico piuttosto che di tutela ambientale. «Dove mai dovrebbero trasferirci? – urlano – se per anni hanno permesso la costruzione di aree residenziali a ridosso della Sider perché dobbiamo pagarne noi le conseguenze. Una zona industriale è questo, non si può pensare di farci villette, vigne, orti o palazzi vicino».

v. p.

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