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VIGGIANELLO – I lavori sono a buon punto. Si stanno montando i macchinari. Con ogni probabilità tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, partirà la produzione dell’acqua minerale targata “Fonti del Pollino”.

Una realtà in controtendenza rispetto a un comparto in crisi, ma che è la dimostrazione di come possano andare a braccio industria, occupazione e ambiente.

Le maestranze tutte di Viggianello che verranno impiegate nello stabilimento, stanno facendo formazione nella sede centrale della San Benedetto.

Il sito produttivo occupa una superficie di 32 mila metri quadrati: il piano industriale, almeno nel progetto originale, prevede una linea di imbottigliamento con una capacità produttiva di 150 milioni di bottiglie l’anno, nei formati da mezzo litro, da un litro, da 1,5 litri e da due litri. Nell’accordo è previsto che l’azienda mantenga stabili i livelli occupazionali per almeno tre anni.

Il marketing della nuova acqua riguarderà principalmente l’ecosostenibilità della produzione e la tutela delle risorse naturali.

«La prima fase dell’investimento può ritenersi conclusa e di qui a breve dovrebbe aversi la messa in esercizio dell’impianto, con le prime e importanti ricadute occupazionali sul territorio. – ci dice un soddisfatto Vincenzo Corraro, sindaco di Viggianello – Legittimo sperare che già nel prossimo futuro anche la seconda linea produttiva possa andare in esercizio, incrementando così i livelli occupazionali, aspetto prioritario in un momento storico fortemente condizionato da una crisi economica ed occupazionale senza precedenti».

«Tale opportunità, – ha aggiunto – mi auguro, possa offrire la possibilità di attrarre risorse che permettano di soddisfare domanda di sviluppo locale, accompagnata da una programmazione concertata, con i livelli di governance regionale, del territorio. L’opera che sta per nascere, qualificante e strategica per la nostra area, non può e non deve avere ricadute per la sola realtà locale ma deve essere da sprone per l’intero comprensorio del Mercure, attraverso cui ogni singolo comune può coglierne occasioni e opportunità di sviluppo. Occorre a questo punto guardare in prospettiva».

«Il cosiddetto indotto che va dallo sviluppo del tessuto produttivo a quello della viabilità, dagli investimenti per la formazione o per la promozione turistica (veicolata anche da un partenership importante come San Benedetto), deve nascere dall’azione sinergica fra i comuni. Questa importante iniziativa di tipo industriale – conclude Corraro – non può farci dimenticare la vocazione essenzialmente agricola del nostro territorio. Resta la valorizzazione del settore primario un obiettivo della nostra comunità e della nostra amministrazione, obiettivo non in contraddizione con l’impianto San Benedetto, ma che potrebbe sinergicamente legarsi ad esso o in esso trovare spunto per un rilancio. Ecco perché è opportuna a questo punto una riflessione condivisa che possa far emergere criticità ed elementi di forza del territorio da affrontare e valorizzare tutti insieme». Insomma il primo cittadino va oltre i confini della propria comunità, mettendo il progetto al centro di un rilancio strategico di tutta la zona del Mercure.

Le premesse ci sono tutte. Toccherà anche agli amministratori locali cogliere le opportunità che derivano da questo investimento.

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