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REGGIO CALABRIA – Non ha tardato la reazione delle autorità ufficiali alle foto scattate da Gerald Bruneau ai Bronzi di Riace (GUARDA LE FOTO e LEGGI LA NOTIZIA), ritratti con il velo da sposa, un tanga leopardato ed un boa fucsia. A prendere posizione è direttamente la sovrintendente regionale dei beni archeologici della Calabria da cui dipende il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. Simonetta Bonomi, infatti, contattata dall’Ansa ha affermato che le fotografie non erano state autorizzate. «La vicenda – ha detto la Bonomi – risale ai primi dello scorso mese di febbraio, quando la Regione ha organizzato una kermesse di fotografi internazionali per promuovere i Bronzi all’estero. In quella occasione c’era tanti fotografi, tra i quali Bruneau, per realizzare un servizio per alcune testate tedesche ed inglesi. Mi mostrò la foto di Paolina Borghese avvolta in un drappo rosso e la trovai bellissima. Quindi mi propose di fare uno scatto ad una statua con alle spalle un tulle bianco. Avendo visto la foto di Paolina e conoscendolo come un ottimo fotografo, gli dissi di sì. Infatti mi fece vedere uno scatto con la statua A con dietro il tulle bianco ed era molto bella. Poi, a mia insaputa, ha scattato le altre immagini, che sono terribili. Quando i custodi se ne sono accorti sono intervenuti e lo hanno bloccato, ma evidentemente era già riuscito a fare alcuni scatti».  La sovrintendente, poi ha chiarito che «era scontato che se le tenesse per sé, visto che non era state autorizzate, ma adesso vedo che sono uscite e non so come. Tra l’altro è curioso che vengano fuori proprio nei giorni in cui c’è la solita polemica sull’eventuale trasferimento dei Bronzi in altri musei. Sembra quasi una cosa orchestrata».

 
Per quanto concerne, poi, l’ipotesi di uno spostamento delle statue in occasione dell’Expo (LEGGI) la Bonomi chiarisce che l’operazione «li espone a rischi di danneggiamenti e di perdita. E’ un dato di fatto. E comunque nessuno ha fatto richiesta per averli. Come soprintendenza – ha aggiunto – lo diciamo da 30 anni che c’è questo rischio, visto che ciclicamente scoppiano le solite polemiche. La prima fu addirittura nel 1982. Evidentemente ci si dimentica che queste statue hanno 2500 anni, 2000 dei quali trascorsi sotto l’acqua. La loro struttura è fragile anche da un punto di vista meccanico e non solo chimico-fisico. Spostarli vuol dire assumersi una grande responsabilità. A Reggio Calabria sono ospitati in una sala con un micro clima controllato per l’umidità e la temperatura, poggiati su basi antisismiche e con un filtraggio dei visitatori. Per spostarli occorrerebbero mezzi speciali e particolari accorgimenti nelle sale in cui dovessero essere ospitati. Ed i rischi ci sarebbero lo stesso. La corrosione ciclica, conosciuta come cancro del bronzo, può essere innestata anche da un piccolo incidente climatico. Ed una volta partita, la corrosione è difficile da fermare perché all’inizio si manifesta all’interno, quindi più difficilmente individuabile». 
Senza contare che «l’Expo non è Milano, ma un’iniziativa che punta a valorizzare l’immagine di tutta l’Italia». Mentre appare «inaccettabile fare un discorso economico sui Bronzi. Un museo non nasce per fare cassa, ma per fare cultura. Non è una fabbrica di bulloni. Certo, se poi gli incassi ci sono è meglio, ma un museo non nasce per quello. Tra l’altro, i limiti di età per accedere gratis al museo non li stabiliamo noi ma sono decisi dal Ministero. E comunque a luglio è andata molto bene. Abbiamo avuto 16.640 visitatori e non c’è stata una flessione di paganti. Tanto che, al netto degli oneri di concessione, restano 42 mila euro netti, che significa 1.500 euro al giorno con punte di 2.000». Simonetta Bonomi, infine, annuncia che, «se non ci saranno intoppi, ai primi di settembre inizieranno i lavori per il completamento del Museo archeologico di Reggio, che dovrebbero concludersi in sei mesi».

 
Anche il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha definito le foto come un «gravissimo scempio e, purtroppo, irrimediabile danno di immagine, dei Bronzi di Riace», e chiede che «su questo gravissimo episodio la Procura della Repubblica di Reggio apra subito una inchiesta e persegua, in modo severo ed esemplare, l’artista francese, così come si è fatto negli anni scorsi per altri casi simili, anche meno gravi: lo scempio con la colorazione della Fontana di Trevi (nell’ottobre del 2007) e la deturpazione della Fontana del Bernini (nel settembre del 2011), con l’arresto degli autori. Quello che è accaduto con lo scempio dei Bronzi di Riace è un fatto di inaudita gravità». 
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