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CATANZARO – Scoperta a Mongrassano, piccolo comune del Cosentino, una frode comunitaria da 10 milioni di euro. I militari del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, diretti dal Colonnello Fabio Canziani, hanno posto sotto sequestro un grosso stabilimento industriale denunciando 5 persone e mettendo sotto inchiesta anche la società titolare della struttura. “Alghe silane” il nome in codice dell’operazione che ha portato alla scoperta della frode messa in atto attraverso la falsa coltivazione di alghe di origine marina, da nutrire con derivati di scarto provenienti da industrie casearie silane, che avrebbero poi dovuto costituire le basi per la realizzazione di integratori alimentari destinati al consumo umano. Gli accertamenti portati avanti dalle Fiamme gialle, sotto la guida del colonnello Fabio Bianco, avrebbero invece permesso di verificare che la fase di studio dichiarata non sarebbe mai stata effettuata e che lo stabilimento sarebbe stato realizzato solo in parte, nonostante le spese dichiarate attraverso delle presunte false fatturazioni. Da qui l’avvio dell’indagine sfociata nel sequestro di questa mattina.

Il sequestro comprende appartamenti, terreni, un opificio industriale, denaro depositato presso istituti di credito, quote societarie e autoveicoli e scaturisce da una complessa attività d’indagine, che si è conclusa con la scoperta e la denuncia di una frode ai danni dell’Unione Europea e dello Stato, perpetrata, in concorso con altri, dai due amministratori della società «Mediterranea Ricerca & Sviluppo s.r.l.», risultata beneficiaria di un contributo pubblico complessivamente superiore ai 10 milioni di euro, di cui la circa metà già erogati, finalizzato alla realizzazione di un «programma di sviluppo precompetitivo» e del conseguente «programma di industrializzazione» per lo studio, la sperimentazione, lo sviluppo ed infine la produzione di integratori energetici ed ingredienti alimentari destinati anche al consumo umano, che si sarebbero dovuti ottenere essenzialmente da alghe, nutrite mediante l’utilizzo degli scarti di lavorazione dell’industria lattiero-casearia silana. I finanzieri hanno scoperto documenti falsi, riguardo, soprattutto, all’effettivo sostenimento di notevoli spese. Sarebbe stato scoperto che svariati collaboratori della società non avevano affatto partecipato all’attività di ricerca o avevano svolto mansioni totalmente diverse, percependo compensi di gran lunga inferiori a quelli contabilizzati ai fini della percezione del contributo pubblico. Inoltre la società non avrebbe mai effettivamente prodotto i «derivati algali» oggetto del finanziamento pubblico. I macchinari e le attrezzature di laboratorio, tutti acquistati con gli ingenti fondi pubblici percepiti, sono risultati inattivi e in molti casi privi di qualsiasi residuo di utilizzo. Alcuni erano ancora imballati o scollegati dalla rete elettrica e idrica.

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