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POTENZA – Ci risiamo: il biologico farlocco; l’imprenditore agricolo che imprenditore non è; i dirupi che diventano boschi; i terreni affittati soltanto sulla carta eccetera eccetera.

Sono 11 i destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini per l’ultima tranche di verifiche sull’erogazione dei fondi comunitari di sostegno all’agricoltura lucana.

Sul registro degli indagati sono finiti anche due ex consiglieri regionali, l’ex presidente Prospero De Franchi (Popolari) e Pasquale Robortella (Pd). Entrambi in passato erano stati già coinvolti in inchieste sui contributi intascati per le rispettive aziende, e se il primo è stato prosciolto il secondo risulta ancora tra i 54 imputati del processo sul “sistema Arbea”. Poi ci sono le famiglie: così con Prospero c’è il fratello Sergio e con Robortella la moglie Rosa D’Aquaro.

Le accuse per cui il pm Francesco Basentini, che ha ereditato un fascicolo del collega Salvatore Colella, si accinge a chiedere il rinvio a giudizio vanno dalla falsità ideologica commessa dal privato al pubblico ufficiale alla la falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale passando per la truffa aggravata perché in danno delle istituzioni.

Non è chiaro di quanto si sarebbero appropriati ingiustamente i fratelli De Franchi mentre ai coniugi Robortella sono addebitati complessivamente oltre 44 mila euro di contributi indebiti. In particolare alla signora che stando all’accusa avrebbe dichiarato falsamente la «conduzione» di alcuni terreni a titolo di proprietà e di aver ritirato la cultura di seminativi su alcuni di questi, intascando il relativo contributo, mentre in realtà la produzione sarebbe andata avanti lo stesso.

Risultano indagati per oltre 10mila euro di incassi indebiti anche Giovanni Votta di Marsiconuovo e Tommaso Romeo di Potenza a cui ne vengono contestati oltre 36mila. Poi ci sono dirigenti, funzionari dell’Arbea ed ex responsabili del Caa di Confagricoltura: Ermanno Pennacchio (responsabile dell’ufficio tecnico di Arbea), Gerardo Lovito, Eugenio Tropeano, Fortunato Giannuzzi e Francesco Guarini.

Le indagini sono state condotte dagli agenti del Corpo forestale dello Stato e della Squadra mobile di Potenza a partire dalla denuncia di un agricoltore che avrebbe segnalato una forzatura nella sua pratica inserita nel sistema informatico che gestisce le erogazioni dei contributi.

I fatti si riferiscono al 2008 e il 2009.

De Franchi ha già fatto sapere di essere sicuro di chiarire la questione in tempi brevi. «Gli investigatori non hanno acquisito nemmeno gli atti dei controlli già effettuati dall’Arbea». Ha spiegato al Quotidiano. «Comunque i terreni sono ancora lì. Basta solo effettuare un sopralluogo».

 

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