X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

IL PARADOSSO È quello di una fabbrica in auge, che assume giovani, la Fiat, e assurge alle cronache internazionali, e di un’altra della stessa area, la Gaudianello, che giovani più o meno con le stesse capacità e la stessa età, sono costretti a lasciare il proprio posto di lavoro, senza che nessuno proferisca parola. Almeno è questo il succo della lettera che è giunta in redazione che è firmata da un gruppo di lavoratori di quella che è un’azienda simbolo per il territorio delle acque minerali.
«Mentre in Fiat si è alla ricerca di giovani ragazzi e perché no, anche laureati in ingegneria, la Gaudianello si priva delle poche unità giovani presenti in azienda», è scritto.
Sostanzialmente la denuncia attiene a una procedura di mobilità in atto che ha coinvolto in parte quelle persone vicine all’età pensionabile e in parte coloro che di strada ne hanno da fare.
Gli esempi sono riportati e richiamano al “caso del giovane ingegnere addetto al controllo e alla pianificazione della produzione, con la sua esperienza, giovane età e famiglia a carico, ha dovuto scegliere il settore produzione per evitare il licenziamento” o quello “della Dottoressa del settore qualità addetta ai reclami, quindi settore delicato e importantissimo per il prodotto e per il consumatore finale, che ha dovuto fare le valige e andare via perché il suo lavoro ora è stato centralizzato nella sede di Norda a Milano” o ancora “quello della Dottoressa addetta all’ufficio commerciale vendite Gaudianello, settore di fondamentale importanza per il sito produttivo, che presto sarà costretta a lasciare la sua posizione lavorativa per andare a casa”. Tutti casi riguardanti lavoratori con meno di 35 ani di età.
E’ il paradosso di una regione nella quale diventa più agevole espatriare per chi non crede nelle possibilità dio questa terra. Terra nella quale si agevola l’arrivo “di imprenditori o dirigenti che offrono ai giovani lucani di lavorare per contribuire al successo della realtà Fiat di San Nicola di Melfi, ma anche l’avvento di imprenditoi come il milanese Pessina che compra aziende del sud, ne fa i suoi interessi, togliendo il lavoro ai giovani che ci lavorano”. La richiesta è chiara: «Da che parte stanno i sindacati, complici di questa situazione, e la Regione che non tutela la forza lavoro di questa terra? Sono questi soggetti che avrebbero dovuto evitare questa situazione, avrebbero dovuto impedire di trasferire attività al nord. Per queste ragioni c’è chi si sta impegnando e porterà questa situazione ben oltre i sindacati Regionali».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE